mercoledì 26 settembre 2007

Prima giornata di serie C

Non so se ne siete tutti al corrente, ma quest'anno nella serie C sarda c'è una novità... la prima giornata si gioca tutti lo stesso giorno nello stesso posto. Per il femminile il 21 ottobre, domenica, alle palestre del CONI in via dello sport a Cagliari. Per il maschile il 4 novembre, ancora non si sà dove. La domanda fondamentale (vi risparmio gli altri commenti ma ve li potete immaginare) che tutti quelli con cui ho parlato si pongono è semplice: Perchè?

Nel comunicato alle società non vengono spiegati i motivi di questa decisione, che sicuramente crea problemi a tutte le squadre che avrebbero giocato in casa, e probabilmente anche ad alcune di quelle che comunque sarebbero dovute andare in trasferta. Gli orari sembrano poi pensati per un concentramento di minivolley, e non per la massima categoria regionale. Ci sono due squadre che devono iniziare il riscaldamento alle 8:30 del mattino e ben tre gare iniziano tra le 12 e le 14:30... sei squadre in campo all'ora di pranzo!
Molti dicono che sia per costringere i dirigenti ad andare alle riunioni organizzate, guarda caso, in concomitanza. Ma io non credo possibile che sia per un motivo cosi stupido. A parte che i dirigenti potrebbero comunque non partecipare, sopratutto se la propria squadra gioca in contemporanea... ma mi sembra impensabile che qualcuno abbia pensato di muovere 350 persone per far partecipare 25 dirigenti a due riunioni!
Insomma, non riesco a capire il perchè è stata fatta questa cosa... non riesco a trovare un motivo per aggiungere altri problemi alle società, visto che ne hanno già abbastanza. Per favore se qualcuno lo sà, me lo può spiegare? Grazie.

P.S. Un altra cosa che mi hanno fatto notare e che mi fà sorridere, è che quanto disposto dal CR viola apertamente il bando di indizione delle serie C, che recita testualmente all'art. 4: "Tutti gli incontri si giocheranno tra le 16:00 e le ore 20:00 del sabato.". Buffo, no?

lunedì 24 settembre 2007

L'allenamento della fase break

Vorrei dire due parole sulla fase break, cioè l'azione in cui una squadra si trova impegnata nei fondamentali di muro, difesa e nel successivo contrattacco. Questa fase presenta notoriamente molte più variabili rispetto al cambio palla, in quanto l'attacco avversario è sicuramente più vario rispetto al servizio in termini di traiettoria, velocità, tipo, ecc.; inoltre ogni squadra e ogni giocatore ha le sue caratteristiche peculiari, e tutto ciò rende molto difficile ricondurre la situazione di break a delle esercitazioni valide da proporre durante l'allenamento.

Su quanto ho appena detto siamo probabilmente tutti d'accordo. Il problema però rimane: come la alleniamo? Sicuramente alla base di tutto c'è il lavoro individuale, analitico e sintetico, sulla tecnica dei fondamentali coinvolti. Ma non basta. A mio parere la fase break è la fase in cui maggiormente si vede l'affiatamento tra i giocatori e la componente situazionale della pallavolo viene esaltata al massimo. Perciò penso che il lavoro globale si adatti molto bene ad allenare questa situazione. Certo, "lavoro globale" vuol dire tutto e niente. Diciamo che a me piace proporre delle esercitazioni a punteggio "zona contro zona", in cui si riducono le opzioni sia al palleggiatore (attacco solo da determinate zone del campo) sia agli attaccanti (attacco solo verso certe zone del campo). Tra l'altro questo tipo di esercitazioni consentono di lavorare anche con un numero ridotto di giocatori (8/10), cosa che purtroppo accade spesso nelle nostre categorie intermedie.

Una cosa che, invece, non mi convince molto sono le esercitazioni con un allenatore che attacca dalla panca dietro la rete. Le ho usate in passato e talvolta le trovo ancora utili per definire meglio le disposizioni muro-difesa, ma una volta chiari i compiti assegnati a ciascun atleta le ritengo troppo "standardizzate" e lontane dalle situazioni reali. Beninteso, non dico che non siano utili, ma credo che una situazione difensiva deve prevedere un attacco reale dall'altro lato. Secondo me la panca va bene per chiarire una situazione di gioco, non per allenarla una volta acquisita.

Una cosa poi che bisogna ricordare è che, a medi livelli ed in particolare nel femminile, si giocano normalmente molte più fasi break che cambio palla. Da delle semplici statistiche che mi ero fatto un paio di anni or sono su diverse partite di C femminile, era venuto fuori che in gara la mia squadra giocava mediamente dalle tre alle cinque fasi break per ogni fase di cambio palla. Non dico con questo che bisogna allenare il break quattro volte di più (in termini di tempo) rispetto al cambio, ma sicuramente bisogna dargli l'attenzione che merita, in particolare dopo l'introduzione dell'RPS.

E voi? come preferite allenare questa fase?

lunedì 17 settembre 2007

Anastasi, Berruto & C.

Sono terminati gli europei maschili. "No comment" su quanto fatto dall'Italia che paga, a mio parere, il sonno sugli allori su cui ci siamo cullati gli anni passati, quando si vinceva (quasi) tutto. C'è però una parte della pallavolo italiana che è uscita vincitrice da questi europei: parlo degli allenatori. I coach italiani stanno dimostrando che non sono loro la parte del sistema che non funziona. L'Europa sta riconoscendo la loro preparazione, affidandogli squadre valide che grazie a loro arrivano all'eccellenza.

Vedere la semifinale tra Spagna e Finlandia, con Anastasi e Berruto che si sfidavano dalle panchine, e poi lo stesso Anastasi vincere gli europei alzando il trofeo, mi ha sotto sotto fatto piacere quasi quanto veder trionfare la nostra nazionale.
Onore al merito quindi a questi grandi professionisti, tra cui non posso non ricordare anche Caprara e Guidetti, alla guida rispettivamente delle Nazionali femminili in Russia e Germania, che scelgono di lasciare il loro paese perchè, evidentemente, all'estero trovano stimoli, possibilità e condizioni economiche più favorevoli. Vorrei ringraziarli tutti, anche chi non ha raggiunto gli onori (?) della cronaca italiana.

Rimane un dubbio: visto che la preparazione e l'abilità degli allenatori italiani è riconosciuta in tutta l'europa (e i risultati che ottengono dimostrano che è più che meritata) che cos'è che non funziona? Continuiamo a dare le colpe alla scarsità degli atleti, in numero e/o qualità? La Finlandia quanti tesserati ha? credo circa 12.000. E allora, dove sta il problema? La risposta a queste domande è a mio parere semplice, ma ognuno credo debba ragionarci un pò da sè.

lunedì 3 settembre 2007

Allenatori e/o dirigenti?

Oggi ritorno in palestra. Nuova società, nuovi atleti, nuovo ambiente. Penso che sia un bene per un tecnico cambiare società ogni tanto; permette di avere nuovi stimoli, di rimettersi alla prova, di affrontare problemi diversi e di tenere il cervello un pò più acceso. In effetti, secondo me, un allenatore dovrebbe sempre sentirsi un pò sotto esame. Quando una società affida un incarico ad un allenatore chiamandolo a lavorare con sè, sicuramente questa non dovrebbe interferire sulle scelte tecniche ma può, e deve, chiedere conto dei risultati del lavoro svolto.

Spesso invece, quando un allenatore rimane molti anni nel medesimo ambiente, egli diventa quasi senza accorgersene una specie di dirigente. Questa situazione a prima vista potrebbe sembrare persino positiva, in quanto porta l'allenatore ad avere più voce in capitolo nelle scelte relative all'organizzazione societaria. Però il rischio è che il tecnico, dovendo rispondere soltanto ai propri atleti del lavoro che svolge, si adagi sugli allori e riduca la qualità del proprio lavoro, non mettendosi più in discussione. Ovviamente gli atleti inizieranno a lamentarsi ma, essendo l'allenatore ormai parte integrante della società, è molto difficile che i dirigenti gli chiedano spiegazioni.

Certo, non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Conosco diversi allenatori che pur rimanendo nella stessa società molti anni hanno continuato a lavorare con lo stesso entusiasmo e la stessa lena della prima stagione. Ma purtroppo vedo anche degli esempi contrari, e non sono pochi. Cambiare è importante. Probabilmente anche per le società ma, principalmente, per noi allenatori.

In ogni caso auguro a tutti coloro (allenatori e non) che in questi giorni stanno ricominciando, come me, a lavorare in palestra per una nuova stagione, un grande in bocca al lupo per quest'anno che sta iniziando. Ciao e buon lavoro.