mercoledì 5 novembre 2008

Piccola pausa

Chiedo scusa a tutti, ma a causa dei problemi dovuti all'alluvione nella zona di Capoterra dove vivo e lavoravo, ho difficoltà ad aggiornare il blog in questi giorni. Ma tranquilli, è tutto ok e mi farò vivo presto. Ciao

martedì 23 settembre 2008

Modifiche alle regole 2009-12

Si sta parlando spesso questi giorni delle modifiche alla regola che riguarda l'invasione a rete. Per fare chiarezza riporto esattamente il testo delle modifiche come sono state approvate al Congresso Mondiale FIVB in Dubai:

11.2.2.2: Il contatto con il suolo del campo opposto con qualsiasi parte del corpo sopra i piedi, è permesso a condizione che non interferisca con il gioco degli avversari.

11.3.1: Il contatto di un giocatore con la rete non è fallo, a condizione che non interferisca con il gioco.

11.3.2: I giocatori possono toccare i pali, i cavi o qualsiasi altro oggetto oltre le antenne, compresa la rete, a condizione che non interferisca con il gioco.

11.4.4: Un giocatore interferisce con il gioco avverso (tra l’altro):

  • toccando la banda superiore della rete o l’antenna durante la sua azione di giocare la palla, o
  • usufruendo di un ingiusto vantaggio sull’avversario, o
  • facendo una azione che ostacola un avversario intento a giocare la palla.
Diciamo che la vera novità di questo regolamento sembra che stia soprattutto in due punti:
1) Da ora in poi non è più fallo toccare la rete anche durante la propria azione di gioco (muro, attacco, alzata, ecc). L'unica cosa che non si può toccare è il nastro superiore o l'antenna.
2) Tranne che coi piedi, si potrà toccare il campo avversario con tutte le altre parti del corpo (appoggiare una mano, il ginocchio, ecc.), sempre a patto di non ostacolare gli avversari.

Oltre a queste sono cambiate anche altre regole. Cliccando qui potete vedere l'elenco completo delle modifiche. Ciao.

martedì 26 agosto 2008

KT: il Kinesio Taping

Questo post nasce da una domanda fattami a cena da un amico (di quelli che, calcio a parte, lo sport lo guardano solo una volta ogni 4 anni, grazie alle olimpiadi). La domanda, testualmente, era: "Perchè oggi si fanno le fasciature nere?"

Ho impiegato qualche istante per capire, e indagando un pò con qualche domandina ho scoperto che il mio amico si stava seguendo tutte le gare di beach-volley femminile (probabilmente più per l'aspetto "estetico" delle atlete che per l'evento di per se... Sigh! Acosta aveva quindi ragione ad imporre gli slip "brasiliani"?) e parlava della Walsh, atleta USA, che durante le gare mostrava un vasto KT sulla spalla destra.

Gli ho spiegato che non era una fasciatura "convenzionale", un classico bendaggio funzionale. Che esisteva da un sacco di tempo visto che era stato usato la prima volta nel 1988 dai giapponesi a Seoul, ma che solo da una decina d'anni si usa in Europa, mentre da noi in Sardegna circola da pochi anni (...insomma siamo sempre gli ultimi!). Gli ho cercato anche di spiegare che aveva degli effetti sulla contrazione dei muscoli, sull'allineamento articolare, sulla circolazione, sul dolore, eccetera eccetera.

Mi sono reso conto però di saperne poco anch'io, così mi sono un po' documentato, e ho scoperto alcuni siti utili da visitare per chi vuole avere qualche informazione in più.
Esiste ovviamente un sito ufficiale, ma ho trovato molto carino anche quest'articolo in pdf sul sito Sportmedicina.com.
Poi ecco una serie di articoli con dei casi clinici reali (anche se non direttamente legati all'attività sportiva) abbastanza interessanti.

Ok, direi che basta per iniziare. Mi piacerebbe però sapere il vostro parere su questa tecnica; se poi qualcuno che legge ha fatto qualche esperienza con il KT vi chiedo di farmi sapere come è andata qui sul blog o, se preferite, in privato. Ciao.

venerdì 8 agosto 2008

Marco Locci secondo in A1/F a Cesena

E' stata ufficializzata la notizia anche dalla lega (www.legavolleyfemminile.it): Marco Locci sarà il secondo di Manuela Benelli (nella foto) a Cesena in A1 Femminile.

Sapevo già la news da qualche mese ma adesso che è ufficiale posso finalmente manifestare la mia felicità: Credo che Marco sia un allenatore molto serio e preparato, oltre che una persona umile e in gamba. Inoltre ha fatto molta "gavetta" sia nel maschile che nel femminile, e penso che questo sia uno dei requisiti più importanti che un allenatore deve possedere prima di arrivare ad alto livello, anche perché allenare tra B e C insegna a lavorare anche in situazioni difficili, con atleti non professionisti e dirigenti spesso volenterosi ma ancor più spesso inesperti e pasticcioni.

Ho avuto occasione di stare molto in palestra (e a tavola) con Marco quest'anno, appena aveva qualche minuto libero era sempre in palestra, sempre disponibile a dare una mano o a rispondere ai miei dubbi, cose di cui io ho ovviamente abusato e di questo nel ringraziarlo ancora mi scuso. Molti dei successi del Serramanna Volley negli ultimi anni sono indubbiamente dovuti a lui, direttamente o indirettamente.

Io personalmente poi non vedrò l'ora di rivederlo, avido di racconti, chiacchiere, consigli e aiuto come sempre.

Ciao e in bocca al lupo Marco, di cuore.

martedì 5 agosto 2008

Pechino 2008 al via

Pronti... partenza... Via! Il 9 agosto l'Italia femminile inizia, contro la fortissima Russia, il torneo olimpico di volley. Per la nostra pallavolo le olimpiadi hanno sempre rappresentato un traguardo "stregato": sempre vicini alla meta, sempre mancata per un soffio! Questa volta speriamo di fare il colpaccio (scongiuri)

Auguro agli atleti e agli staff un grandissimo in bocca al lupo e, per permettere a tutti di seguire le nostre formazioni, posto il calendario delle partite dell'Italia (quello completo potete scaricarlo qui). Ecco il calendario, ma ricordatevi l'orario è quello cinese, quindi per sapere l'orari in Italia dovete togliere 6 ore... quindi la prima partita è alle 4 del mattino, SIGH!

09 ago - 10:00 - Italia-Russia Donne
10 ago - 12:00 - Italia-Giappone Uomini
11 ago - 12:00 - Kazakistan-Italia Donne
12 ago - 12:30 - USA-Italia Uomini
13 ago - 10:00 - Italia-Algeria Donne
14 ago - 10:00 - Italia-Venezuela Uomini
15 ago - 14:30 - Serbia-Italia Donne
16 ago - 14:30 - Italia-Bulgaria Uomini
17 ago - 14:30 - Italia-Brasile Donne
18 ago - 20:00 - Cina-Italia Uomini
19 ago - Quarti di finale Donne
20 ago - Quarti di finale Uomini
21 ago - Semifinali Donne
22 ago - Semifinali Uomini
23 ago - Finali Donne
24 ago - Finali Uomini

Ciao a tutti e godiamoci lo spettacolo. Forza Azzurri/e!

venerdì 13 giugno 2008

Milano e Roma rinunciano alla A1

L'undici giugno la Legavolley ha ricevuto dalle società le domande di ammissione ai campionati 2008/2009 di Serie A e A2. Dopo la già nota rinuncia della Sparkling Milano, in serie A1 non si iscrive anche il Roma Volley e in A2 lo Stilcasa Volley Taviano.

Che dire? Il volley non è storicamente mai riuscito a sfondare nei grandi centri, dove la domenica le alternative al palazzetto sono tante. Però la cosa che mi preoccupa di più è che sembra sempre più difficile per le società, anche per quelle più grandi ed "organizzate", far fronte agli oneri della partecipazione ai campionati.
E' di poco tempo fà anche la conferma che i campionati di B1 maschile e B2 femminile saranno a 16 squadre anziché a 14 e che inizieranno un mese prima del solito, il 20 settembre.

Non sò, ma ho l'impressione che anche questo si tradurrà in ulteriori oneri organizzativi ed economici, che probabilmente sfoceranno in un aumento delle rinunce negli anni a venire in questi campionati.
Penso, come ho già detto più volte, che le società sportive siano in grossa difficoltà a tutti i livelli, in particolare nel settore maschile. Credo inoltre che uno sport come il nostro non può sopravvivere se viene meno una rete diffusa sul territorio di piccole società, che negli anni ci ha portato hai vertici mondiali.

Speriamo almeno che queste rinunce, ulteriori segnali dei problemi suddetti, portino ad una attenta valutazione della situazione e dei rischi che, quantomeno nel settore maschile, il nostro sport sta correndo.

mercoledì 28 maggio 2008

Dopo Italia Spagna

Sono andato a vedere la partita Italia – Spagna e la cosa più bella era la gente, tantissime persone amanti della pallavolo in un vero e proprio forno qual è il palazzetto a maggio, contente di vedere un’amichevole. Io sono andato con uno spirito un po’ particolare, perché pensavo a quando avremmo di nuovo la possibilità di vedere la pallavolo di alto livello in Sardegna visto che il Cagliari non è più in serie A (in questi casi sai che sei retrocesso e non sai chi e quando riuscirà a tornare a quei livelli).

Un allenatore che era venuto qualche anno fa a giocare contro il Cagliari di Fracascia diceva quanto secondo lui era importante avere una squadra in serie A e che avendo risorse maggiori ci si poteva permettere di avere dei settori giovanili di livello, pagare allenatori bravi per allenare una giovanile e quanto l’indotto di conoscenze di esperienze poteva arricchire tutto l’ambiente pallavolistico di quella zona. Io non so se questo è avvenuto con Cagliari ma magari è quello che succede in altre zone d’Italia. Di sicuro un circolo virtuoso si può attivare se vengono investite risorse e se i metodi di lavoro vengono appresi anche da società più piccole permettendo una crescita qualitativa di allenatori dirigenti e giocatori e anche quantitativa grazie all’attenzione di tv e giornali.

Quanto ci sarebbe bisogno di una società capace di fare da traino, capace di investire e capace di sviluppare un circolo virtuoso di crescita? Credo che ne avremmo proprio bisogno, ma per avere una struttura che permetta questo ci vogliono soldi e solo una società grossa con sponsor pesanti potrebbe far questo.
Per essere un po’ ottimisti bisogna dire che qualche società sta lavorando bene, attenta e cercando sempre di migliorarsi qualitativamente. Però sono poche, mancano i soldi forse.
Avere la nazionale l’anno che la Sardegna perde la serie A, strana e triste coincidenza.

mercoledì 9 aprile 2008

Il rinforzo: istruzioni per l'uso

Leggevo proprio ieri un interessante articolo di Cei sull'uso del rinforzo nello sport. Ho trovato molto interessanti alcuni concetti che esprime, in particolare su quando usare il rinforzo e su cosa applicarlo... Scusate, ogni tanto dimentico che non tutti quelli che mi leggono sono allenatori. Ricopio la definizione di rinforzo fornita dall'autore: In psicologia per rinforzo s'intende un "qualsiasi evento suscettibile di aumentare la probabilità di emissione di una risposta". I rinforzi possono essere positivi o negativi a seconda che tendano a incoraggiare o inibire un specifico comportamento, pensiero o sentimento. Per fare alcuni esempi, un semplice "bravo", un occhiataccia, un urlo, un premio o una punizione possono essere considerati dei "rinforzi". Tra le cose che mi hanno fatto pensare, riporto testualmente questi tre punti:

"1) Rinforzare la prestazione e non solo il risultato. Ogni atleta desidera essere rinforzato per la qualità della sua prestazione più che per la vittoria. Talvolta, invece, l'allenatore è più preoccupato a vincere o a non perdere un incontro piuttosto che essere interessato alla prestazione dei suoi atleti. Un comportamento esasperato in questa direzione conduce gli atleti a pensare che l'allenatore non è interessato a loro ma solo alla vittoria.
2 ) Rinforzare gli atleti per l'impegno e non solo per il loro successo. Per imparare nuove abilita o migliorare quelle già apprese bisogna fornire il massimo dell'impegno consci che si commetteranno anche degli errori e che solo continuando in questo modo la prestazione migliorerà. Quando l'atleta sa che l'allenatore richiede il massimo dal suo impegno, e che per questo viene rinforzato non avrà paura di provare e riprovare. Al contrario, se si aspetta di venire premiato solo in base al risultato di una prestazione e possibile che abbia paura di sbagliare pensando alle conseguenze negativo di un insuccesso. Comportandosi in questo modo l'allenatore favorisce l'insorgere dell'ansia e dell'insicurezza nei suoi atleti, che potrebbero anche ridurre il loro impegno, concentrandolo solo sulle abilità che padroneggiano con successo.
3) Rinforzare i piccoli miglioramenti e non solo il raggiungimento di grandi obiettivi. L'impegno e il miglioramento vanno rinforzati con continuità. Ogni atteggiamento o comportamento dell'allenatore nei riguardi di ciò che avviene sul campo o in palestra funziona da rinforzo per l'atleta. È bene, quindi, essere consapevoli del proprio modo di stare in relazione con gli atleti, servendosi in modo continuato e non saltuario delle proprie reazioni per rinforzare e incoraggiando i comportamenti ritenuti positivi ed efficaci per
l'attività svolta."


Quante volte mi sono comportato così? E quante volte ancora oggi faccio questi errori? Troppo spesso noi allenatori siamo più interessati al vincere o al perdere un punto, una gara o un campionato, piuttosto che premiare la qualità della prestazione. Premiamo gli atleti che raggiungono gli obiettivi posti, ma raramente lodiamo l'impegno se l'obiettivo non viene raggiunto.

Questo articolo mi ha dato da pensare... per chi vuole leggerlo tutto, lo trovate integralmente qui. Ciao

venerdì 4 aprile 2008

Nazionale maschile a Cagliari?

Il 17 maggio la nazionale maschile dovrebbe giocare a Cagliari. Infatti, dopo quasi 15 anni di assenza visto che l'ultima apparizione nel capoluogo sardo degli azzurri risale al 19 giugno del lontano 1993 per la partita Italia-Korea, Cagliari ospiterà una gara amichevole contro la Spagna (campione d'Europa in carica), utile per la preparazione al torneo di qualificazione olimpica di Tokio che avrà inizio il 31 maggio.

Questo torneo rappresenterà l'ultima occasione per l'italvolley maschile di qualificarsi per le olimpiadi di Pechino. Perciò avremo un ottima occasione per vedere (e tifare) i nostri atleti impegnati contro una squadra di altissimo livello e per osservare il lavoro di Anastasi in vista (speriamo) delle prossime olimpiadi!

Quindi, a meno di smentite dell'ultim'ora, appuntamento obbligato al palazzetto di Cagliari il 17 maggio. Un occasione da non perdere (prezzi del biglietto permettendo)!
Forza Azzurri!!!

lunedì 31 marzo 2008

Il centrale e il muro

Siamo penso tutti d'accordo sul fatto che, nel muro, il giocatore centrale ha un ruolo importante. Visto che ultimamente mi sono ripreso in mano un pò di materiale su questo fondamentale, voglio scrivere qualche riga sui compiti e sulle scelte che competono al centrale nella preparazione e nell'esecuzione del muro.

A mio parere, il primo compito che si deve assumere il centrale è l'osservazione del sistema di cambio palla avversario e la conseguentemente scelta del sistema tattico di muro da adottare. Questo vuol dire praticamente: individuare gli attaccanti avversari, in particolare quello principale; decidere se murare in lettura o ad opzione; comunicare le proprie scelte ai compagni a muro e in difesa. A questo punto, nel caso decida di leggere le scelte dell'alzatore, la priorità è ovviamente anticiparle più possibile in modo da arrivare a chiudere lo spazio con il compagno laterale, che ha il compito di decidere dove e quando saltare, spesso comunicandolo in precedenza ai compagni. Nel caso invece che opti per l'opzione dovrà concentrarsi sull'osservazione attenta dei movimenti preparatori del centrale avversario, in modo da poterlo anticipare e trovarsi nel posto e col tempo giusto per effettuare un buon muro. Talvolta, ad alti livelli, in caso di opzione il centrale può comunicare precedentemente alla difesa anche altre informazioni, come la zona del campo che intende chiudere con la sua opzione, l'orientamento del piano di rimbalzo, ecc.

Ovviamente le scelte del centrale devono essere inquadrate in un sistema battuta-muro-difesa più ampio e indicato dall'allenatore. Ma come allenare il nostro centro a fare queste scelte? Credo che gli esercizi globali siano molto adatti a replicare situazioni di gioco con tante variabili come il muro, magari preceduti da qualche seduta di esercizi sintetici in cui l'allenatore chiarisce le sue idee agli atleti, almeno nelle situazioni-tipo principali. Non dimentichiamo però che prima di introdurre discorsi evoluti sui sistemi di muro il nostri giocatori devono aver consolidato una buona tecnica sia nel muro individuale che collettivo.

martedì 18 marzo 2008

Le regole

Le recenti polemiche sulle reazioni dei giocatori di calcio al momento della sostituzione mi hanno fatto pensare alle regole, che altro non sarebbero che delle norme di comportamento che permettono di svolgere la nostra vita, in questo caso sportiva, senza che ci siano problemi. All’interno di una palestra ci sono tantissime norme non scritte, molte delle quali sono esterne all’ambito palestra, altre invece sono tipiche dello sport.

Le regole secondo me hanno un’ importanza fondamentale nella vita di una squadra, perché il seguirle o il non seguirle da un senso di appartenenza o un senso di estraneità a quel gruppo, questo perché diverse squadre hanno diverse regole, diverse società hanno diverse regole, quindi a seconda della provenienza degli atleti la prima cosa da fare è creare delle regole condivise.

Chi crea le regole è di solito l’allenatore e la società. Di solito i gruppi molto compatti con giocatori che giocano assieme da molto tempo hanno delle regole loro e in questo caso il cambiamento delle regole potrebbe risultare un processo lento. Una cosa che ho imparato è non dar per scontato che in tutte le palestre si seguano e si dia la stessa importanza alla stesse regole.

La cosa che piace di meno delle regole sono le sanzioni; le regole senza le sanzioni non hanno senso e qui la figura più importante è l’allenatore che, sotto la supervisione della società, può permettersi per quel che riguarda il campo di applicare delle sanzioni. Si può andare dal giro di campo simbolico fino a non convocare una giocatrice per un tot di partite o anche, se la violazione è molto grave, chiederne l’allontanamento. Si capisce che un allenatore che non può usare le sanzioni perché la società non gli permette di farlo è in un mare di guai. Il gruppo si accorge della debolezza e ognuno potrebbe provare a farsi regole sue e non rispettare quelle del gruppo.

Ci sono delle regole per le regole (passatemi il gioco di parole) secondo me che devono essere seguite per evitare spiacevoli equivoci:
· illustrare chiaramente quali sono le regole all’inizio dell’anno, cioè dare delle regole da subito e riuscire a farle rispettare è il primo passo per la formazione dell’idea di gruppo, cosi che tutti nel rispettare queste regole si sentiranno squadra
· applicare le regole a tutti i componenti del gruppo, infatti non si può pensare di fare differenze tra i giocatori, altrimenti non si forma un gruppo ma più gruppi ognuno con le sue regole, cosa secondo me molto rischiosa
· Spiegare e far capire a cosa serve quella regola, cioè far capire che non si segue le regola per semplice meccanica, ma se quella regola, applicandola, dà il risultato opposto rispetto a quello per cui è stata creata, non deve essere seguita e in quel particolare caso bisogna spiegare il perché non viene applicata (d'altronde non siamo burocrati ma allenatori quindi possiamo aggiustare e non imprigionarci nelle regole, ma comunque dobbiamo essere chiari con il gruppo)
· La regola che non è più utile necessita di essere eliminata, non ha senso infatti che una regola rimanga pur avendo perso la sua utilità (anche questo è meglio dirlo chiaramente, affinché non ci sia qualcuno che la segue e altri no)
· Il primo che deve seguire le regole e dare il buon esempio è l’allenatore seguito dalla dirigenza, infatti non posso chiedere a nessuno di rispettare una regola che io non seguo perché perdo di credibilità, sembrerebbe così che neanche io creda all’utilità della regola

Ci sono altri aspetti che sono molto interessanti ma che generano un discorso ancora più lungo. Per esempio il fatto che delle regole vadano ben oltre la figura che decide di inserirle, nel caso di un allenatore che inserisce una regola se il gruppo e la società la giudicano efficace, allora questa regola rimarrà in uso anche quando l’allenatore non ci sarà più. Oppure, altro aspetto interessante è come certe regole vengano acquisite dal giocatore nelle giovanili e rimangano in lui per tutta la carriera fino a trasferirle, magari dopo 20 anni, nel suo ruolo successivo di allenatore.

martedì 4 marzo 2008

Dove stiamo andando? Seconda puntata.

In un post precedente ho introdotto il discorso sulla crisi delle società sportive, in particolare quelle maschili. Continuo qui esprimendo una mia perplessità sui motivi di questa crisi. Da molte parti sento dire che le società chiudono perchè "non ci sono ragazzi", non c'è più fame di sport, i giovani hanno troppe alternative, e via di questo passo. Sarà pur vero, sicuramente i giovani sono oggi pieni di alternative, ma sto incontrando spesso genitori e ragazzi (non necessariamente giovanissimi) che, sapendo che io "bazzico" nel volley, mi chiedono dove possono iscrivere i loro figli o dove possono andare per iniziare a giocare loro stessi. Mi è capitato anche recentemente, una mia collega mi ha detto che il figlio stava giocando a scuola, gli piaceva e voleva iscriverlo in una società. Gli ho indicato qualche nome, ma mi sono reso conto che non c'erano società in cui il ragazzo potesse ragionevolmente arrivare coi propri mezzi da dove abita. Lei non lo poteva accompagnare, perciò... adesso il ragazzo si è iscritto a nuoto.
E' solo un esempio, ma io credo che il vero motivo per cui pochi giovani si avvicinano alla pallavolo è che le società maschili stanno chiudendo, e non il contrario. Ragazzi ce ne sono stati sempre pochi, ma se prima gli oneri finanziari e organizzativi per le società erano relativamente modesti, oggi fare un campionato è diventato molto più difficile. perciò se prima con 7-8 "ragazzi" dai 13 ai 40 anni magari qualche società non ci perdeva nel fare un campionato di prima divisione, oggi chi si iscrive sa già che probabilmente ci perderà... se non soldi, sicuramente in stress e tempo più che in passato.
La scelta del comitato provinciale di Cagliari di non far pagare le tasse gare in alcuni campionati può sicuramente incentivare l'iscrizione di nuove squadre nel breve periodo, ma non può essere protratta per sempre, anche per l'ingiusta discriminazione che si crea verso le società femminili. Un tentativo comprensibile, ma quando si riequipareranno le cose saremo punto e accapo.
Idee per tentare di risolvere la situazione? Qualcuna ce l'ho, sperando che non sia troppo tardi ed il processo non sia diventato irreversibile. Però, visto che ho ancora tanto da dire, ve le propongo alla prossima (e spero ultima) puntata :o)

martedì 12 febbraio 2008

Ancora cambiamenti in vista

Qualche settimana or sono si è sparsa la notizia, a quanto pare confermata anche da alcuni quotidiani sportivi nazionali, che la FIVB stia lavorando a nuove modifiche del regolamento, precisamente le seguenti:

1) Alzare la rete. Se ne parla da sempre, e per fortuna nessuno è mai stato così pazzo da farlo. Unico risultato sarebbe rendere il nostro sport ancora più legato alle caratteristiche fisiche e sempre meno avvicinabile dai più.
2) Arretrare la linea dei tre metri. Mah... non sò... ma non credo che gli effetti di questa modifica siano positivi per lo spettacolo e la varietà del gioco.
3) Vietare l'attacco "di secondo tocco". Non mi è molto chiara questa regola, ma da quello che ho capito si pensa di impedire di mandare la palla nell'altro campo sul secondo tocco (in particolare al palleggiatore) se questa si trova al di sopra della rete... secondo me una cavolata enorme.
4) Reintrodurre il fallo di net sulla battuta. Cavolo, una delle poche modifiche del regolamento che mi piaceva me la vogliono togliere? Riuscire a capire se la palla aveva sfiorato il nastro era una delle valutazioni più difficili per gli arbitri, quasi quanto il tocco del muro.

Non sono d'accordo a modificare ancora le regole. Soprattutto con variazioni così importanti. Credo che la pallavolo sia uno degli sport che ha subito più variazioni (sostanziali) del regolamento negli ultimi 20-30 anni. E questo non è un bene sia per chi vive il volley quotidianamente sia per gli spettatori occasionali.
Speriamo che siano solo voci infondate.

giovedì 31 gennaio 2008

Dove stiamo andando? prima puntata.

Ormai è quasi un anno che questo blog esiste, e ne approfitto per fare qualche ragionamento sugli ciò che sta accadendo nel volley (o in tutto lo sport?), perlomeno nella nostra Regione. Cosa è accaduto quest'anno? La prima notizia è l'eliminazione delle retrocessioni nei campionati maschili, sintomo inequivocabile di quanto è noto a tutti da tempo: il settore maschile è praticamente morto. La seconda è l'eliminazione delle tasse gare in alcune competizioni giovanili maschili, ulteriore conferma di quanto già detto. La terza è il tentativo di reintroduzione della Coppa Sardegna. Ho dei bei ricordi di questa manifestazione, l'ho giocata in passato... si giocava spesso contro squadre di categorie diverse, che non incontravi già in campionato, e soprattutto prima o dopo il campionato. Oggi non credo che abbia più senso, soprattutto concentrata in un giorno e con squadre della medesima categoria. Probabilmente rappresenterà solo un costoso obbligo in più per società, giocatori, e allenatori. Spero di sbagliarmi, ma ho l'impressione che sarà così.

Quello che mi stupisce è che non ci si rende conto che il problema non nasce solo dalla mancanza di atleti, ma anche, e secondo me soprattutto, dalla moria delle società sportive. Per le società diventa sempre più difficile fare pallavolo. Ci sono troppi oneri, Non solo fiscali ed economici, ma soprattutto organizzativi, che stanno portando i dirigenti ad abbandonare interi settori o addirittura a chiudere i battenti. Sto sentendo sempre più persone che vogliono fare pallavolo, ma non trovano società, o palestre, per farlo. Un tempo esistevano le polisportive, che facevano molti sport, sia maschili che femminili. Oggi è una fortuna se una società si dedica ad un solo sport di un solo settore, addirittura solo di alcune categorie.
Perchè sta succedendo questo? E soprattutto: cosa bisogna fare per invertire questa tendenza? Aspetto le vostre opinioni, sul blog o in privato. Io dirò le mia tra qualche giorno... sempre che interessi a qualcuno. Ciao e a presto

mercoledì 16 gennaio 2008

Quanto e dove imparo

Gli allenatori hanno diversi modi per migliorarsi e per imparare a diventare tali, in ordine temporale stilerei una classifica.
1) l’esperienza da giocatore;
2) il corso federale che dovrebbe anticipare il passaggio al ruolo di allenatore;
3) l’esperienza sul campo come aiuto allenatore a allenatori più esperti;
4) l’esperienza pratica personale;
5) tutti gli altri corsi federali e i vari aggiornamenti annuali ;
6) tutte le fonti di varia natura reperibili in rete o acquistare materiale tecnico come libri o dvd.
Tutte queste cose danno per ultimo il livello generale di conoscenza dell’allenatore, che è diverso da quanto saprà trasmettere. Da un punto di vista qualitativo è molto più difficile riuscire a mettere in ordine i vari fattori, perché probabilmente variano nel tempo e caso per caso; all’inizio la componente principale sarà l’esperienza da giocatore, ma con il passare degli anni crescerà molto il fattore pratico dell’allenare. Ognuno cerca di migliorarsi il prima possibile e sceglie strade diverse, sicuramente anche con risultati diversi. Immaginando una divisione temporale della vita di un allenatore in 3 fasi, possiamo pensare a i diversi fattori che si combinano; nella prima fase probabilmente ci sarà: 1. l’esperienza da giocatore 2. il corso federale 3. l’esperienza da aiuto allenatore, nella seconda fase 1. l’esperienza da aiuto allenatore 2. l’esperienza pratica personale 3. i corsi e gli aggiornamenti federali, infine nella terza fase della maturità 1. l’esperienza pratica personale 2. i corsi e gli aggiornamenti federali 3. tutte le fonti di varia natura reperibili in rete o acquistate.

Tutti questi fattori combinati danno il potenziale di crescita di un allenatore. Non sono entrato in un'ottica qualitativa dei vari fattori, quindi presumiamo che siano tutti dello stesso livello, altrimenti ovviamente non avrebbe avuto molto senso perché se i corsi federali sono scadenti oppure scadente è la mia esperienza da giocatore, farei bene a non prendere esempio. Se guardiamo questi fattori dall’ottica della provenienza, possiamo vedere che solo i corsi dipendono dalla federazione, altri da conoscenze umane e tecniche sviluppate prima di diventare allenatore e poi la componente principale che è l’esperienza diretta sviluppata nei vari anni. Quindi secondo me non si può imputare alla federazione demeriti o meriti degli allenatori, visto che il processo di formazione è per buona parte esterno alla federazione. Possiamo renderci conto come il percorso di crescita qualitativa dipenda dalle nostre scelte, ma noi che organizziamo la crescita degli atleti riusciamo a avere la stessa lucidità per organizzare la nostra o lasciamo che sia il caso a combinare i fattori?