lunedì 31 marzo 2008

Il centrale e il muro

Siamo penso tutti d'accordo sul fatto che, nel muro, il giocatore centrale ha un ruolo importante. Visto che ultimamente mi sono ripreso in mano un pò di materiale su questo fondamentale, voglio scrivere qualche riga sui compiti e sulle scelte che competono al centrale nella preparazione e nell'esecuzione del muro.

A mio parere, il primo compito che si deve assumere il centrale è l'osservazione del sistema di cambio palla avversario e la conseguentemente scelta del sistema tattico di muro da adottare. Questo vuol dire praticamente: individuare gli attaccanti avversari, in particolare quello principale; decidere se murare in lettura o ad opzione; comunicare le proprie scelte ai compagni a muro e in difesa. A questo punto, nel caso decida di leggere le scelte dell'alzatore, la priorità è ovviamente anticiparle più possibile in modo da arrivare a chiudere lo spazio con il compagno laterale, che ha il compito di decidere dove e quando saltare, spesso comunicandolo in precedenza ai compagni. Nel caso invece che opti per l'opzione dovrà concentrarsi sull'osservazione attenta dei movimenti preparatori del centrale avversario, in modo da poterlo anticipare e trovarsi nel posto e col tempo giusto per effettuare un buon muro. Talvolta, ad alti livelli, in caso di opzione il centrale può comunicare precedentemente alla difesa anche altre informazioni, come la zona del campo che intende chiudere con la sua opzione, l'orientamento del piano di rimbalzo, ecc.

Ovviamente le scelte del centrale devono essere inquadrate in un sistema battuta-muro-difesa più ampio e indicato dall'allenatore. Ma come allenare il nostro centro a fare queste scelte? Credo che gli esercizi globali siano molto adatti a replicare situazioni di gioco con tante variabili come il muro, magari preceduti da qualche seduta di esercizi sintetici in cui l'allenatore chiarisce le sue idee agli atleti, almeno nelle situazioni-tipo principali. Non dimentichiamo però che prima di introdurre discorsi evoluti sui sistemi di muro il nostri giocatori devono aver consolidato una buona tecnica sia nel muro individuale che collettivo.

martedì 18 marzo 2008

Le regole

Le recenti polemiche sulle reazioni dei giocatori di calcio al momento della sostituzione mi hanno fatto pensare alle regole, che altro non sarebbero che delle norme di comportamento che permettono di svolgere la nostra vita, in questo caso sportiva, senza che ci siano problemi. All’interno di una palestra ci sono tantissime norme non scritte, molte delle quali sono esterne all’ambito palestra, altre invece sono tipiche dello sport.

Le regole secondo me hanno un’ importanza fondamentale nella vita di una squadra, perché il seguirle o il non seguirle da un senso di appartenenza o un senso di estraneità a quel gruppo, questo perché diverse squadre hanno diverse regole, diverse società hanno diverse regole, quindi a seconda della provenienza degli atleti la prima cosa da fare è creare delle regole condivise.

Chi crea le regole è di solito l’allenatore e la società. Di solito i gruppi molto compatti con giocatori che giocano assieme da molto tempo hanno delle regole loro e in questo caso il cambiamento delle regole potrebbe risultare un processo lento. Una cosa che ho imparato è non dar per scontato che in tutte le palestre si seguano e si dia la stessa importanza alla stesse regole.

La cosa che piace di meno delle regole sono le sanzioni; le regole senza le sanzioni non hanno senso e qui la figura più importante è l’allenatore che, sotto la supervisione della società, può permettersi per quel che riguarda il campo di applicare delle sanzioni. Si può andare dal giro di campo simbolico fino a non convocare una giocatrice per un tot di partite o anche, se la violazione è molto grave, chiederne l’allontanamento. Si capisce che un allenatore che non può usare le sanzioni perché la società non gli permette di farlo è in un mare di guai. Il gruppo si accorge della debolezza e ognuno potrebbe provare a farsi regole sue e non rispettare quelle del gruppo.

Ci sono delle regole per le regole (passatemi il gioco di parole) secondo me che devono essere seguite per evitare spiacevoli equivoci:
· illustrare chiaramente quali sono le regole all’inizio dell’anno, cioè dare delle regole da subito e riuscire a farle rispettare è il primo passo per la formazione dell’idea di gruppo, cosi che tutti nel rispettare queste regole si sentiranno squadra
· applicare le regole a tutti i componenti del gruppo, infatti non si può pensare di fare differenze tra i giocatori, altrimenti non si forma un gruppo ma più gruppi ognuno con le sue regole, cosa secondo me molto rischiosa
· Spiegare e far capire a cosa serve quella regola, cioè far capire che non si segue le regola per semplice meccanica, ma se quella regola, applicandola, dà il risultato opposto rispetto a quello per cui è stata creata, non deve essere seguita e in quel particolare caso bisogna spiegare il perché non viene applicata (d'altronde non siamo burocrati ma allenatori quindi possiamo aggiustare e non imprigionarci nelle regole, ma comunque dobbiamo essere chiari con il gruppo)
· La regola che non è più utile necessita di essere eliminata, non ha senso infatti che una regola rimanga pur avendo perso la sua utilità (anche questo è meglio dirlo chiaramente, affinché non ci sia qualcuno che la segue e altri no)
· Il primo che deve seguire le regole e dare il buon esempio è l’allenatore seguito dalla dirigenza, infatti non posso chiedere a nessuno di rispettare una regola che io non seguo perché perdo di credibilità, sembrerebbe così che neanche io creda all’utilità della regola

Ci sono altri aspetti che sono molto interessanti ma che generano un discorso ancora più lungo. Per esempio il fatto che delle regole vadano ben oltre la figura che decide di inserirle, nel caso di un allenatore che inserisce una regola se il gruppo e la società la giudicano efficace, allora questa regola rimarrà in uso anche quando l’allenatore non ci sarà più. Oppure, altro aspetto interessante è come certe regole vengano acquisite dal giocatore nelle giovanili e rimangano in lui per tutta la carriera fino a trasferirle, magari dopo 20 anni, nel suo ruolo successivo di allenatore.

martedì 4 marzo 2008

Dove stiamo andando? Seconda puntata.

In un post precedente ho introdotto il discorso sulla crisi delle società sportive, in particolare quelle maschili. Continuo qui esprimendo una mia perplessità sui motivi di questa crisi. Da molte parti sento dire che le società chiudono perchè "non ci sono ragazzi", non c'è più fame di sport, i giovani hanno troppe alternative, e via di questo passo. Sarà pur vero, sicuramente i giovani sono oggi pieni di alternative, ma sto incontrando spesso genitori e ragazzi (non necessariamente giovanissimi) che, sapendo che io "bazzico" nel volley, mi chiedono dove possono iscrivere i loro figli o dove possono andare per iniziare a giocare loro stessi. Mi è capitato anche recentemente, una mia collega mi ha detto che il figlio stava giocando a scuola, gli piaceva e voleva iscriverlo in una società. Gli ho indicato qualche nome, ma mi sono reso conto che non c'erano società in cui il ragazzo potesse ragionevolmente arrivare coi propri mezzi da dove abita. Lei non lo poteva accompagnare, perciò... adesso il ragazzo si è iscritto a nuoto.
E' solo un esempio, ma io credo che il vero motivo per cui pochi giovani si avvicinano alla pallavolo è che le società maschili stanno chiudendo, e non il contrario. Ragazzi ce ne sono stati sempre pochi, ma se prima gli oneri finanziari e organizzativi per le società erano relativamente modesti, oggi fare un campionato è diventato molto più difficile. perciò se prima con 7-8 "ragazzi" dai 13 ai 40 anni magari qualche società non ci perdeva nel fare un campionato di prima divisione, oggi chi si iscrive sa già che probabilmente ci perderà... se non soldi, sicuramente in stress e tempo più che in passato.
La scelta del comitato provinciale di Cagliari di non far pagare le tasse gare in alcuni campionati può sicuramente incentivare l'iscrizione di nuove squadre nel breve periodo, ma non può essere protratta per sempre, anche per l'ingiusta discriminazione che si crea verso le società femminili. Un tentativo comprensibile, ma quando si riequipareranno le cose saremo punto e accapo.
Idee per tentare di risolvere la situazione? Qualcuna ce l'ho, sperando che non sia troppo tardi ed il processo non sia diventato irreversibile. Però, visto che ho ancora tanto da dire, ve le propongo alla prossima (e spero ultima) puntata :o)