mercoledì 1 dicembre 2010

Lavorare per oggi o per il futuro? Obiettivi e programmazione.

Mi è capitato qualche giorno fa di far due chiacchiere con un collega allenatore, impegnato con un gruppo giovanile femminile e incontrato per caso sul mio posto di lavoro, che mi ha espresso alcune sue difficoltà nel programmare le attività in palestra. In sintesi i problemi riguardavano il fatto che, a suo dire, non poteva "perdere troppo tempo" (sue testuali parole) allenando determinate cose in quanto, pur ritenendole importanti per il futuro delle sue giocatrici, al momento attuale gli creavano problemi al gioco e gli avrebbero fatto perdere le partite. Nel caso in particolare parlava del muro e di far palleggiare più di una alzatrice.

Molti di voi sorrideranno pensando che sia ovvio, in particolare se si parla di giovani, preferire la crescita tecnico-tattica nel lungo periodo alla vittoria nelle prossime gare. Sono in linea di massima d'accordo, ma se la soluzione teorica del problema pare semplice, sto iniziando a pensare che non sia così dal punto di vista pratico, almeno per gli allenatori meno "esperti", altrimenti non mi spiegherei la frequenza con cui sento altri allenatori lamentarsi di problemi simili. Ripensandoci mi sono reso conto infatti di quanto spesso, durante corsi, esami e tutte le varie occasioni di incontro con altri allenatori, mi sono sentito ripetere frasi del tipo "tanto non muriamo una palla, che faccio il muro a fare?" o "macchè primo tempo, è già troppo se facciamo qualche punto con la mezza" o ancora "lo so che è un pò presto per specializzare, ma se metto un altro alzatore perdiamo tutte le partite". Evidentemente la questione non è così ovvia, almeno non per tutti.

Ragionandoci un pò su, mi vengono in mente alcune considerazioni, apparentemente evidenti ma non semplici da pianificare in pratica. Prima cosa: Tutti in palestra siamo costretti a fare delle scelte, a causa del tempo e delle risorse a disposizione, della disponibilità degli atleti, delle aspettative della società, eccetera. Ma a prescindere dalla causa che ci costringe a scegliere, la vera domanda è questa: in base a quali considerazioni scegliamo la strada da seguire? La risposta, a mio parere, è una sola ed è lampante: in base agli obiettivi, di squadra e individuali, che ci siamo posti all'inizio della stagione e che abbiamo (spero) concordato con la società.

E qui si entra in un discorso, più ampio, che a mio parere continua ad essere troppo trascurato, soprattutto dai giovani allenatori: quello della programmazione del lavoro in palestra. Si parte dai già citati obiettivi, che devono essere condivisi da società, allenatore e, possibilmente, squadra. Per intenderci, se una società mi contatta chiedendomi di vincere un campionato giovanile, dicendomi pure che non gliene frega niente se questi ragazzi migliorano tanto sono tutti in prestito da altre società (N.d.A. non ci crederete ma in passato ho avuto una richiesta simile, ovviamente rifiutata), se accetto di allenare vuol dire che sto condividendo l'obiettivo, perciò il vincere ad ogni costo è prioritario rispetto ad altri obiettivi, e di conseguenza il lavoro in palestra è orientato al conseguimento di vantaggi nel brevissimo periodo.

Ho fatto volutamente un esempio limite per evidenziare l'importanza della scelta degli obiettivi, e della conseguente programmazione del lavoro (che non vuol dire solo scriversi gli allenamenti, come qualcuno crede), nella nostra attività di allenatori, importanza troppo spesso trascurata. Non è un caso che quando ho fatto la domanda, all'allenatore di cui vi ho parlato all'inizio, su quali obiettivi si era posto all'inizio dell'anno, lui mi ha detto praticamente tutti quelli possibili: "miglioraremaanchevinceremaanchedivertirsimaanche...". L'obiettivo del lavoro di una stagione non è mai unico, ma non possiamo neanche pensare di fare tutto. Diamoci delle priorità, senza esagerare. Se poi ci accorgiamo che abbiamo sottostimato gli obiettivi sarà facile aggiungerne altri, toglierli è molto più difficile. Se facciamo queste valutazioni con un pò di pazienza ed attenzione, le scelte da compiere durante la programmazione del lavoro in palestra ci appariranno più facili, e la strada da seguire sarà, forse, un pò più chiara.

5 commenti:

Daco ha detto...

Ciao, tocchi un argomento molto delicato, ho lavorato per diverso tempo in categoria under, il tuo discorso sugli obiettivi condivisi è giustissimo ma c’è un problema grandissimo: il dirigente se c’è, molte volte non c’è, capisce qualcosa di tecnica o tattica? Gli obiettivi delle under non possono essere quelli di vincere, perché nelle under bisogna che sia massimizzata la crescita non la vittoria, quindi gli obiettivi sono di carattere tecnico, se io inserisco il primo tempo, è probabile che all’inizio non esca benissimo, che gli errori siano molti, e che si perda qualche punto a set di troppo, io preferisco che ci sia una crescita, ma il dirigente capisce che sto facendo? Si possono fare tantissimi esempi, il problema è che gli obiettivi non vengono mai discussi con la società. Tu indichi un problema di noi allenatori, magari c’è qualcuno che ha le idee confuse, ma quello per me è un problema societario, ognuno si sceglie il suo staff, se poi questo non è in grado sono cavolini suoi. Mi ricordo un dirigente scocciato che i miei allenamenti under non erano uguali agli allenamenti della serie d, per me è normale che non siano uguali, io alleno un under e quello allena un d, abbiamo esigenze diverse, sarebbe stato grave se fossero stati uguali allenamenti per due squadre totalmente diverse! Sempre sugli obiettivi, diventa più facile la valutazione di un allenatore che ha una prima squadra rispetto a un under, l’allenatore della prima squadra dovrà arrivare tra le prima, oppure mezza classifica oppure salvarsi, se l’obiettivo viene centrato lo vede pure un cieco, basta che sappia leggere una classifica, molto diverso è valutare la crescita tecnica tattica di un gruppo under per cui è richiesto un minimo di conoscenza pallavolistica. Tralasciando questa piccola polemica, per me gli obiettivi sono importanti, anche perché è così che mi valuto il lavoro, prima non lo sapevano fare e ora si, quanto tempo ho impiegato? Con che risultati? Se non metto degli obiettivi allora li lavorerò proprio a caso e senza una logica. Perché ovviamente gli allenamenti devono essere collegati, la vecchia storia del tema principale secondario ecc ecc inserita nel macro, meso e microciclio. Non è teoria ma è pratica. A ognuno valutare il punto di partenza, confrontarla con la fascia di età e tirare fuori il suo programma annuale, o almeno trimestrale.

L@z ha detto...

Ciao Daco, premesso che sono assolutamente convinto che l'obiettivo principale in un gruppo giovanile debba essere la crescita tecnica,tattica e fisica dei singoli atleti e del gruppo intero, condivido praticamente tutto ciò che hai scritto, ma ti inviterei a ragionare un pò di più su una cosa che hai detto all'inizio: "Gli obiettivi delle under non possono essere quelli di vincere". Capisco ciò che intendi e, come ho già detto, penso di essere d'accordo sul concetto in generale, ma bisogna stare attenti: la vittoria è comunque alla base di uno sport, e ridurne l'importanza porta spesso a una eccessiva "deresponsabilizzazione" dell'atleta e della squadra. Intendo dire, per capirci, che dire frasi del tipo "Non ci interessa il punteggio, l'importante è giocare bene e fare questo e quest'altro" (cito una frase che io uso spesso, anche se solo in determinate situazioni) è un arma a doppio taglio, e bisogna stare attenti nell'applicare concetti come questi, soprattutto in gruppi giovanili. Se passa il concetto "se si perde non importa" si rischia di creare una mentalità perdente, che oggi vedo spesso in diversi atleti appena usciti dalle giovanili. Frasi del dopo partita tipo: "abbiamo perso ma io non ho giocato male... dove andiamo a ballare stasera?" mi fanno drizzare i capelli in testa, soprattutto se escono dalla bocca di atleti giovani, in quanto denotano a mio parere poco attaccamento al punteggio, che quasi sempre si riscontra anche nell'allenamento e quindi nella prestazione in generale. Il fatto è che, secondo me, la vittoria deve sempre essere tra gli obiettivi principali, magari non il più importante, ma sicuramente non secondario. Non è facile, ma neanche impossibile. Ciao

Daco ha detto...

Ciao L@z, chiarisco meglio: il fatto che il lavoro non sia finalizzato a ottenere la domenica il risultato non significa che vado per perdere. Quando si gioca tutti vogliamo vincere e questo è importante, estremizzando il concetto non è che uno perda e dica “ma io lavoro per il futuro” che sembra pure una cosa biblica con questo futuro che non si capisce quando sarà. Ma non vale per l’under il periodo campionato in cui mi occupo solo di vincere il più possibile perché non posso relegare alla crescita tecnica solo il periodo pre e post campionato. Sulla mentalità delle categorie giovanili possiamo scrivere un libro, ci sono atleti e atleti, c’è chi ha nel sangue la competizione e chi ha bisogno di essere stimolato, c’è chi si impegna in maniera ammirevole e chi invece meriterebbe di uscire dalla palestra volando. Una cosa che dico spesso è “mentre noi ci alleniamo male gli altri si allenano per batterci, poi vediamo se domenica siete così tranquilli a perdere”, significa responsabilizzare, collegare il lavoro in palestra alla prestazione e alla soddisfazione di ottenere i risultati. Quello che però mi chiedo è: vale la pena per una posizione ipotetica in più in classifica non insegnare una cosa perché all’inizio non uscirà benissimo? C’è poi un discorso di struttura del lavoro, nelle varie categorie devono esserci dei gradini, se l’allenatore non li segue perché altrimenti perde qualche partita in più fa solo danni, in teoria ogni squadra dovrebbe seguire un programma didattico inserito in un contesto societario, ma quante sono le realtà che lavorano così? Eppure le società che ottengono i migliori risultati sia come vittorie che come qualità del prodotto sono queste e non a caso. Ciao

Unknown ha detto...

premetto che il mio settore (ahimé) è il femminile.
io credo sia sempre difficile parlare dell'argomento "muro" nelle giovanili.
durante il percorso di formazione/insegnamento, generalmente il muro è l'ultimo dei fondamentali affrontato. le motivazioni di ciò sono numerose:
- scarsa tecnica individuale dei singoli giocatori negli altri fondamentali
- poco tempo a disposizione
- fisicità dei giocatori a nostra disposizione
- etc..
è ovvio che, più si sale con l'età e la categoria, più si avrà un quadro generale completo e le scelte da fare saranno facilitate.
ma questo è un altro argomento.

credo che in questo caso si debba risalire anche a quella "programmazione annuale" di cui era stato scritto:
- il muro era stato inserito nella programmazione?
se "no", perché?...
perché io, per quel che mi riguarda, ho trovato una contraddizione di fondo in ciò che ha detto:
"-non alleno il muro,
-uso il sistema ad unico palleggiatore"
dapprima "non insegna" un fondamentale per "non perdere tempo",
poi divide la squadra per ruoli (dovendo così 'perdere tempo' ad allenarli specificatamente (a questo punto il tempo per allenare il muro l'ha trovato: mentre allena gli alzatori!)

..ma dalla prossima stagione (2012-13), dato che Berruto ha (NdA: finalmente!) abbassato la rete under13, magari è possibile che pure il muro verrà seguito con maggiore attenzione

Unknown ha detto...

premetto che il mio settore (ahimé) è il femminile.
io credo sia sempre difficile parlare dell'argomento "muro" nelle giovanili.
durante il percorso di formazione/insegnamento, generalmente il muro è l'ultimo dei fondamentali affrontato. le motivazioni di ciò sono numerose:
- scarsa tecnica individuale dei singoli giocatori negli altri fondamentali
- poco tempo a disposizione
- fisicità dei giocatori a nostra disposizione
- etc..
è ovvio che, più si sale con l'età e la categoria, più si avrà un quadro generale completo e le scelte da fare saranno facilitate.
ma questo è un altro argomento.

credo che in questo caso si debba risalire anche a quella "programmazione annuale" di cui era stato scritto:
- il muro era stato inserito nella programmazione?
se "no", perché?...
perché io, per quel che mi riguarda, ho trovato una contraddizione di fondo in ciò che ha detto:
"-non alleno il muro,
-uso il sistema ad unico palleggiatore"
dapprima "non insegna" un fondamentale per "non perdere tempo",
poi divide la squadra per ruoli (dovendo così 'perdere tempo' ad allenarli specificatamente (a questo punto il tempo per allenare il muro l'ha trovato: mentre allena gli alzatori!)

..ma dalla prossima stagione (2012-13), dato che Berruto ha (NdA: finalmente!) abbassato la rete under13, magari è possibile che pure il muro verrà seguito con maggiore attenzione