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martedì 16 aprile 2013

Due stagioni con la rappresentativa regionale - parte seconda

Eccomi di nuovo qui, come promesso, a parlarvi della mia esperienza appena conclusa con la rappresentativa femminile regionale.

Allora, riprendiamo a raccontare: Dopo aver superato il primo momento di sconcerto, di cui ho parlato nel post precedente,  e dopo aver cercato, con risultati piu o meno profiqui, di vedere qualche allenamento delle squadre provinciali, il lavoro vero e proprio è cominciato con la partecipazione da osservatore interessato al Trofeo delle Provincie (TdP) il 23 gennaio a Oristano. Bisogna purtroppo dire che quell'anno (2011) la fascia di età del TdP era la stessa del Trofeo delle Regioni (TdR), e cioè 96-97. Questo è stato, tra l'altro, uno dei cambiamenti che con Pier Paolo siamo riusciti a introdurre, a nostro parere in positivo, a partire dall'anno successivo. Ma di questo ne parlerò più avanti.

Oltre che per osservare all'opera le pallavoliste più "in gamba" che la Sardegna poteva offrire, il TdP è stata un'occasione per definire con Pier Paolo i programmi di lavoro e per comprendere che cosa il CR sardo si aspettava da noi. Sicuramente ora avevamo le idee più chiare e potevamo iniziare ad organizzare, sin dai primi di febbraio, i primi collegiali.

Devo dire la verità, mi aspettavo poco. Ero cosciente dei problemi del volley femminile sardo, basta scorrere i vecchi articoli di questo blog per conoscere il mio punto di vista. Però, pur riconoscendo che ho visto pochissimi talenti degni di questo nome, ho visto tante ragazze assetate di pallavolo, fisicamente dotate e tecnicamente ben impostate, anche se purtroppo non in tutti i fondamentali. Insomma a mio parere il materiale su cui lavorare c'era, al contrario di quello che spesso noi allenatori ci raccontiamo, come alibi, per giustificare i nostri scarsi risultati in palestra.

Ma era giunto il momento di concentrarci  sul primo obiettivo della stagione, i Giochi delle Isole, che si sarebbero tenuti a Palermo da lì a poco. Il gruppo era più o meno quello del TdR dell'anno precedente, con qualche piccola modifica, anche a causa dei cambiamenti sul sistema muro-difesa che avevamo deciso di fare. L'obiettivo era infatti il primo posto, che voleva dire vincere con le fortissime padrone di casa: la squadra siciliana. E vista la caratura tecnica delle avversarie sapevamo che questo non sarebbe stato possibile senza un sistema di gioco un pochino più "evoluto".

Così, dopo un sempre troppo breve periodo d'allenamento, il 23 maggio il volo charter messo a disposizione dal CONI ci aspettava per portarci in Sicilia, dove per la prima volta avremmo potuto verificare la bontà del lavoro fatto fino ad allora. Ma di questo vi parlerò la prossima volta. Ciao!

martedì 5 marzo 2013

Due stagioni con la rappresentativa regionale - parte prima

Ciao a tutti! Riprendo a scrivere su questo blog, sperando che mi abbiate perdonato la lunghissima assenza dovuta alle cause di cui ho parlato nel precedente post, con l'intenzione di raccontarvi la mia esperienza con la selezione regionale femminile della Sardegna.

Tutto è iniziato con una telefonata di Vincenzo, presidente della FIPAV Sardegna, nel dicembre 2010, in cui mi disse che era stato fatto il mio nome durante una riunione del C.R.Sardo e che voleva verificare la mia disponibilità a ricoprire l'incarico di allenatore delle squadre giovanili federali sarde, insieme ad un altro allenatore di cui ancora ignoravo il nome e per un biennio, fino alle prossime elezioni regionali.

Sinceramente la richiesta mi ha preso un pò alla sprovvista; non mi aspettavo infatti, per vari motivi, che la FIPAV regionale mi tenesse tanto in considerazione da affidarmi un incarico di tale importanza. E' vero, solo sei mesi prima la mia squadra aveva ottenuto la promozione in serie B2, ma questa era tutta un altra cosa! Tra l'altro avevo appena deciso di prendermi un anno sabbatico dal volley per dedicarmi all'ampliamento della famiglia... Vabbè, secondo voi che ho fatto? Naturalmente ho detto di si, mi piacciono le nuove esperienze, e un pò incoscentemente ho deciso di iniziare questa avventura.

Così ho cominciato a lavorare, ad informarmi con altri allenatori che avevano già fatto questa esperienza, a cercare materiale per farmi un corretto modello prestazionale da seguire in palestra. Nel frattempo si delineavano meglio i contorni dell'incarico: Io sarei stato 1° allenatore per i Giochi delle Isole e 2° al Trofeo delle Regioni. Mi fu comunicato anche il nome dell'altro allenatore, Pier Paolo, di Olbia, che conoscevo poco e solo come avversario in alcuni campionati di Serie C. Lui sarebbe stato il 1° allenatore nel Trofeo delle Regioni e il mio secondo nei Giochi delle Isole.

Tante incognite e poche certezze. Questa era la sensazione all'inizio. Un salto nel buio? Con Pier Paolo iniziammo a sentirci al telefono per organizzare il lavoro ed i primi raduni allo scopo di conoscere le atlete. Anche lui, come me, è dubbioso. Non mi conosce,  non sa come lavoro in palestra, non conosce il mio carattere, non sa se ci troveremo bene insieme. Lo capisco. In questa regione ci sono tanti ottimi allenatori ma anche tanti presuntuosi ed esaltati, perciò non è facile dare subito fiducia ad uno (quasi) sconosciuto.

Pensammo che fosse meglio dividerci i compiti, almeno per i primi raduni. La Sardegna è grande, troppo grande e mal collegata. Le ragazze da vedere erano tantissime, perciò decidemmo: lui iniziò a fare una prima indagine nella zona di Sassari e Nuoro ed io ad Oristano e Cagliari.

Ci iniziammo a scontrare con i primi problemi: disponibilità e logistica delle palestre, campanilismi tra società, timore di vedersi soffiare le proprie atlete dalle "solite" società più ricche... oltre ad una diffusa diffidenza, soprattutto da parte delle società più "piccole", verso la FIPAV regionale e, di conseguenza, verso di noi che la rappresentevamo. Ho cercato di capire i motivi di questa diffidenza, parlando coi dirigenti e gli allenatori delle società. Sono saltati fuori i motivi più disparati, dalla semplice antipatia alla critica al lavoro fatto da chi ci ha preceduto, dall' incomprensione dell'utilità della rappresentativa regionale alla presunta ingratitudine dovuta ad episodi passati.

Insomma un campo minato. La prima cosa che allora decisi di fare era di cercare di comprendere i problemi che le società ponevano e, pur conscio di non poterli risolvere, cercare quantomeno di fargli capire l'importanza del nostro lavoro ed i vantaggi che le ragazze e, di riflesso, la società di appartenenza potevano avere nel lavorare in palesta con ragazze di altre società, anche se solo per pochi allenamenti.

Ho anche cercato di coinvolgere il più possibile allenatori, dirigenti e genitori, convinto che l'esperienza della selezione regionale deve andare oltre il coinvolgimento della singola atleta, diventando un occasione di partecipazione e scambio di opinioni che coinvolga tutti, ed in particolare quelle realtà più isolate che, probabilmente,  hanno meno occasioni di confronto pallavolistico al di fuori della loro zona o provincia (l'ho sempre pensato, come dimostra questo post scritto sei anni fa).

A questo punto mi chiederete: come è andata? Sei riuscito a combinare qualcosa? Beh, spero e penso di si. Ma non voglio annoiarvi troppo, ve lo racconterò in un prossimo post. Ciao e a presto.

venerdì 1 marzo 2013

Sto tornando... dopo due fantastiche esperienze!

Prima di tutto due parole: Grazie e Scusatemi.

Grazie perchè durante il lunghissimo tempo in cui ho dovuto, mio malgrado, trascurare questo blog ho ricevuto moltissimi messaggi (e non solo dalla Sardegna) che mi invitavano a riprendere a scrivere. Non credevo che il mio blog fosse letto da così tante persone e lo scoprirlo mi ha fatto indubbiamente molto piacere.

Scusatemi per aver smesso di scrivere per così tanto tempo. Ma a mia parziale difesa adduco la recente paternità che mi ha assorbito totalmente, privandomi anche di quel poco tempo che di norma usavo dedicare a questo blog. Aggiungo poi che in questi ultimi due anni, oltre ad allenare le mie squadre, mi sono assunto anche l'impegno di seguire le rappresentative regionali femminili: Ecco spiegata, ma non completamete giustificata, la mia "scomparsa" dalla rete.

Ora i miei impegni si sono un pò ridotti e sto prendendo il ritmi giusti anche nel fare il papà. E' perciò mia intenzione riprendere ad annoiarvi, tediandovi di tanto in tanto con le solite, strampalate elucubrazioni ed i conseguenti quanto discutibili commenti sul mondo del volley isolano e non, visto sempre con l'ottica di chi passa il suo tempo in palestra facendo l'allenatore.

Sto preparando un post sulla mia esperienza con le rappresentative regionali con cui, come ho detto prima, ho avuto l'onore di lavorare seguire nello scorso biennio. Devo anche concludere un paio di discorsi lasciati in sospeso con gli ultimi post. Perciò... STAY TUNED!

martedì 12 ottobre 2010

Altro giro, altra corsa. Inseriamo il gettone, la giostra riparte.

Sabato si inizia, un altro campionato alle porte. Ogni anno mi chiedo chi me lo fa fare, ogni anno dico che questo sarà l'ultimo... poi però sono sempre qui. Non sò il perchè... probabilmente non c'è un perchè. Passione? Abitudine? Assuefazione? Masochismo? Posso darmi mille spiegazioni... forse semplicemente perchè mi diverto.

L'unica consolazione è che non sono l'unico. Ogni anno mi ritrovo in palestra con tanti di voi che hanno la stessa "malattia". Chi gioca, chi allena, chi organizza, chi semplicemente fà il tifoso. Tutti però ci ritroviamo sempre là, in palestra, a sudare e stressarci senza apparente motivo razionale.

Questo sport mi ha dato tantissimo, prima come giocatore, ora come allenatore, domani chissà... e io, come un amante appassionato, ho cercato di ricambiare, con tutti i miei limiti. Mi chiedo se, quando finirà questa passione sportiva - perchè finirà prima o poi, come tutte le cose, belle o brutte che siano, di questa vita - avverà con un taglio violento o appassirà lentamente. E dopo? Rimarrà un vuoto o si apriranno nuovi orizzonti? Starò meglio o starò peggio? Ai posteri l'ardua sentenza.

Nel frattempo tra quattro giorni si gioca. C'è una partita da vincere, ci sono i video da vedere, le tattiche su cui ragionare, le tecniche da affinare... non c'è tempo per queste elucubrazioni filosofico-sportive. Ho troppo da fare. Ci vediamo sabato in palestra, vi aspetto numerosi... come sempre!

lunedì 19 aprile 2010

Sito chiuso ma ritorno sul blog.


Ciao a tutti... lo so, lo so, ho chiuso il sito. Mi avete scritto in molti per "sgridarmi". Ma isolavolley.it aveva fatto il suo tempo. era nato nel 2001, quando internet era agli inizi e trovare documentazione tecnica sulla pallavolo sulla rete era molto difficile, per non parlare dei risultati, calendari, ecc.

Oggi si può trovare praticamente di tutto on-line, quindi il sito stava diventando uno dei tanti, e non aveva per me più senso spendere tempo e risorse in un qualcosa che ormai rappresentava un qualcosa di non più originale.

Prometto però che riinizierò a scrivere assiduamente su questo questo blog, e ringraziando quanti in questi ultimi mesi mi hanno scritto e detto tante belle parole (e qualche critica) sul lavoro fatto ne aprofitto per mandare a tutto il mondo della pallavolo, in particolare a quello della nostra isola, un grandissimo saluto. A prestissimo, Andrea

P.S. anche il mio indirizzo email è cambiato: adesso potete scrivermi a volley-chiocciolina-andrealazzari-punto-it.

lunedì 27 luglio 2009

Et voilà, ecco la "Golden formula"

Non so quanti di voi ne sono a conoscenza, ma nei Campionati del Mondo per Club, organizzati dalla FIVB e che si giocheranno in Qatar tra il 3 e l'8 novembre di quest'anno, si sperimenterà la cosiddetta "Golden formula", una nuova "regola" che, se sarà ritunuta valida dalla FIVB, è destinata a rivoluzionare non poco la pallavolo come la conosciamo oggi.

Questa formula prevede infatti che il primo attacco di ciascuna squadra (da quello che ho capito sia la squadra che riceve sia quella in fase break, smentitemi pure se avete fonti più precise) è possibile effettuarlo solo dalla seconda linea, cosa che, secondo la FIVB, dovrebbe rendere più lunghe e spettacolari le azioni di gioco... ok, sarò il solito bastian contrario, però ho l'impressione che chi gioca al centro si suiciderà con una regola come questa. Secondo me infatti questa formula praticamente azzererà gli attacchi da posto 3 (che già oggi nella pallavolo maschile di alto livello sono veramente pochi), obbligando i poveri centrali, già costretti ad uscire dal campo in difesa, a limitarsi al solo muro in prima linea.

Vorrei sentire le vostre opinioni... certo, è solo un esperimento, però ho un lieve timore: se passa una cosa del genere, chi glielo dice al ragazzino che deve giocare centrale? Già oggi è difficile chiedere ai giovani di specializzarsi in quel ruolo, figuriamoci se poi si ritrovano a non attacare praticamente mai.

lunedì 20 aprile 2009

Ma che sta succedendo allo sport?

Ho letto con tristezza stamattina, su Repubblica.it, una notizia che mi ha lasciato molto disgustato. Certo, non riguarda il nostro sport ma i "cugini" del basket, però comunque queste cose fanno pensare. Riporto solo le prime righe dell'articolo, intitolato "Scoppia lo scandalo del basket truccato":

"REGGIO CALABRIA - Aggiustavano le partite a tavolino attraverso arbitri compiacenti, che venivano premiati con giudizi positivi sulla direzione della gara. Valutazioni che si traducevano in punti buoni per i "fischietti" disponibili e che erano necessari per far carriera, per accedere all'Olimpo del basket che conta, alla serie A. Ma quando i match non finivano come volevano loro il voto dei commissari - che, paradossalmente avrebbe dovuto vigilare sulla loro imparzialità in campo - era pessimo e fioccavano le bocciature."

Mi chiederete: Perchè ti stupisci? Il Calcio in effetti ci ha abituato a cose peggiori... ma sono molte le cose che mi fanno riflettere di questa notizia:

1) L'inchiesta non riguarda (per ora?) campionati di serie A, ma di serie B e C.
2) Non si palrla del calcio, che ormai di sport ha ben poco, ma di uno sport molto meno ricco e più simile a tanti altri, anche al nostro.
3) Non si tratta di singoli arbitri "venduti" ma dei vertici delle commissioni arbitrali; sempre citando l'articolo di Repubblica: "Secondo quanto trapelato, il pm Maria Luisa Miranda avrebbe individuato l'oligarchia, costituita dai vertici del Cia (Comitato italiano arbitri di basket), in grado di condizionare i tornei."
4) I casi di partite falsate avrebbero riguardato squadre di quasi tutta Italia, l'articolo parla di gare in "Lazio, Calabria, Toscana, Sicilia, Umbria, Puglia, Campania, Veneto, Lombardia, Emilia e Piemonte"

Aspettando che l'inchiesta vada avanti, spero che le accuse si ridimensionino o si dimostrino false. Se non fosse così sarebbe triste concludere che, anche in sport nobili come il basket, gli imbroglioni e i truffatori sono arrivati a controllare i vertici delle stesse strutture che dovrebbero garantire la limpidezza ed il rispetto dei principi morali che lo sport, da sempre, porta con se.

venerdì 3 aprile 2009

Amarcord e futuro all'Annunziata

Un'altra stagione sta per finire, se con lode o disonore lo lascio valutare ad voi, tanto non giova a nessuno continuare a parlare dei soliti problemi.

Vorrei parlare però di ciò che è successo nei giorni scorsi nello storico campo dell'Annunziata, in viale merello a Cagliari... il mitico campo all'aperto in cui ha giocato il GS Sardegna per tanti anni, e dove hanno mosso i primi passi tanti giocatori oggi 40-50enni. Io purtroppo non ho potuto partecipare, anche se mi sarebbe piaciuto tantissimo (sigh) , ma ho seguito con attenzione gli aggionamenti puntuali di Stefano Fontoni sul gruppo di facebook dedicato alla pallavolo dell'annunziata. Io ho frequentato poco l'annunziata, ma ho giocato là tante partite e tantissimi amici che ho conosciuto hanno cominciato a giocare a volley proprio in quei campi... Vittorio Sechi, Maurizio Boi, Roberto Zedda, Piergiorgio Loi, e tantissimi altri amici con cui ho condiviso molti bellissimi momenti sia in campo che fuori.

Ma vi starete chiedendo... che cosa è successo all'Annunziata? E' stato giocato un torneo dove, con l'obiettivo di ricordare l'amatissimo presidente Virgilio Loi, recentemente scomparso, si è giocato tra amici per ricordarci che cosa la pallavolo è stata per molti di noi e che cosa vorremmo tornasse ad essere. Come ho detto prima, non ho potuto esserci, ma voglio ringraziare gli organizzatori per aver fatto rivivere un luogo così importante per tutti noi... ma è importante sapere che non è finita. Infatti ci si continua ad allenare, prossimo allenamento... martedì 7 aprile, poi ogni mercoledì... se vi interessa, contattate il gruppo su facebook "G.S. Sardegna - La pallavolo all'Annunziata"... e buon divertimento!

venerdì 8 agosto 2008

Marco Locci secondo in A1/F a Cesena

E' stata ufficializzata la notizia anche dalla lega (www.legavolleyfemminile.it): Marco Locci sarà il secondo di Manuela Benelli (nella foto) a Cesena in A1 Femminile.

Sapevo già la news da qualche mese ma adesso che è ufficiale posso finalmente manifestare la mia felicità: Credo che Marco sia un allenatore molto serio e preparato, oltre che una persona umile e in gamba. Inoltre ha fatto molta "gavetta" sia nel maschile che nel femminile, e penso che questo sia uno dei requisiti più importanti che un allenatore deve possedere prima di arrivare ad alto livello, anche perché allenare tra B e C insegna a lavorare anche in situazioni difficili, con atleti non professionisti e dirigenti spesso volenterosi ma ancor più spesso inesperti e pasticcioni.

Ho avuto occasione di stare molto in palestra (e a tavola) con Marco quest'anno, appena aveva qualche minuto libero era sempre in palestra, sempre disponibile a dare una mano o a rispondere ai miei dubbi, cose di cui io ho ovviamente abusato e di questo nel ringraziarlo ancora mi scuso. Molti dei successi del Serramanna Volley negli ultimi anni sono indubbiamente dovuti a lui, direttamente o indirettamente.

Io personalmente poi non vedrò l'ora di rivederlo, avido di racconti, chiacchiere, consigli e aiuto come sempre.

Ciao e in bocca al lupo Marco, di cuore.

venerdì 13 giugno 2008

Milano e Roma rinunciano alla A1

L'undici giugno la Legavolley ha ricevuto dalle società le domande di ammissione ai campionati 2008/2009 di Serie A e A2. Dopo la già nota rinuncia della Sparkling Milano, in serie A1 non si iscrive anche il Roma Volley e in A2 lo Stilcasa Volley Taviano.

Che dire? Il volley non è storicamente mai riuscito a sfondare nei grandi centri, dove la domenica le alternative al palazzetto sono tante. Però la cosa che mi preoccupa di più è che sembra sempre più difficile per le società, anche per quelle più grandi ed "organizzate", far fronte agli oneri della partecipazione ai campionati.
E' di poco tempo fà anche la conferma che i campionati di B1 maschile e B2 femminile saranno a 16 squadre anziché a 14 e che inizieranno un mese prima del solito, il 20 settembre.

Non sò, ma ho l'impressione che anche questo si tradurrà in ulteriori oneri organizzativi ed economici, che probabilmente sfoceranno in un aumento delle rinunce negli anni a venire in questi campionati.
Penso, come ho già detto più volte, che le società sportive siano in grossa difficoltà a tutti i livelli, in particolare nel settore maschile. Credo inoltre che uno sport come il nostro non può sopravvivere se viene meno una rete diffusa sul territorio di piccole società, che negli anni ci ha portato hai vertici mondiali.

Speriamo almeno che queste rinunce, ulteriori segnali dei problemi suddetti, portino ad una attenta valutazione della situazione e dei rischi che, quantomeno nel settore maschile, il nostro sport sta correndo.

mercoledì 28 maggio 2008

Dopo Italia Spagna

Sono andato a vedere la partita Italia – Spagna e la cosa più bella era la gente, tantissime persone amanti della pallavolo in un vero e proprio forno qual è il palazzetto a maggio, contente di vedere un’amichevole. Io sono andato con uno spirito un po’ particolare, perché pensavo a quando avremmo di nuovo la possibilità di vedere la pallavolo di alto livello in Sardegna visto che il Cagliari non è più in serie A (in questi casi sai che sei retrocesso e non sai chi e quando riuscirà a tornare a quei livelli).

Un allenatore che era venuto qualche anno fa a giocare contro il Cagliari di Fracascia diceva quanto secondo lui era importante avere una squadra in serie A e che avendo risorse maggiori ci si poteva permettere di avere dei settori giovanili di livello, pagare allenatori bravi per allenare una giovanile e quanto l’indotto di conoscenze di esperienze poteva arricchire tutto l’ambiente pallavolistico di quella zona. Io non so se questo è avvenuto con Cagliari ma magari è quello che succede in altre zone d’Italia. Di sicuro un circolo virtuoso si può attivare se vengono investite risorse e se i metodi di lavoro vengono appresi anche da società più piccole permettendo una crescita qualitativa di allenatori dirigenti e giocatori e anche quantitativa grazie all’attenzione di tv e giornali.

Quanto ci sarebbe bisogno di una società capace di fare da traino, capace di investire e capace di sviluppare un circolo virtuoso di crescita? Credo che ne avremmo proprio bisogno, ma per avere una struttura che permetta questo ci vogliono soldi e solo una società grossa con sponsor pesanti potrebbe far questo.
Per essere un po’ ottimisti bisogna dire che qualche società sta lavorando bene, attenta e cercando sempre di migliorarsi qualitativamente. Però sono poche, mancano i soldi forse.
Avere la nazionale l’anno che la Sardegna perde la serie A, strana e triste coincidenza.

martedì 18 marzo 2008

Le regole

Le recenti polemiche sulle reazioni dei giocatori di calcio al momento della sostituzione mi hanno fatto pensare alle regole, che altro non sarebbero che delle norme di comportamento che permettono di svolgere la nostra vita, in questo caso sportiva, senza che ci siano problemi. All’interno di una palestra ci sono tantissime norme non scritte, molte delle quali sono esterne all’ambito palestra, altre invece sono tipiche dello sport.

Le regole secondo me hanno un’ importanza fondamentale nella vita di una squadra, perché il seguirle o il non seguirle da un senso di appartenenza o un senso di estraneità a quel gruppo, questo perché diverse squadre hanno diverse regole, diverse società hanno diverse regole, quindi a seconda della provenienza degli atleti la prima cosa da fare è creare delle regole condivise.

Chi crea le regole è di solito l’allenatore e la società. Di solito i gruppi molto compatti con giocatori che giocano assieme da molto tempo hanno delle regole loro e in questo caso il cambiamento delle regole potrebbe risultare un processo lento. Una cosa che ho imparato è non dar per scontato che in tutte le palestre si seguano e si dia la stessa importanza alla stesse regole.

La cosa che piace di meno delle regole sono le sanzioni; le regole senza le sanzioni non hanno senso e qui la figura più importante è l’allenatore che, sotto la supervisione della società, può permettersi per quel che riguarda il campo di applicare delle sanzioni. Si può andare dal giro di campo simbolico fino a non convocare una giocatrice per un tot di partite o anche, se la violazione è molto grave, chiederne l’allontanamento. Si capisce che un allenatore che non può usare le sanzioni perché la società non gli permette di farlo è in un mare di guai. Il gruppo si accorge della debolezza e ognuno potrebbe provare a farsi regole sue e non rispettare quelle del gruppo.

Ci sono delle regole per le regole (passatemi il gioco di parole) secondo me che devono essere seguite per evitare spiacevoli equivoci:
· illustrare chiaramente quali sono le regole all’inizio dell’anno, cioè dare delle regole da subito e riuscire a farle rispettare è il primo passo per la formazione dell’idea di gruppo, cosi che tutti nel rispettare queste regole si sentiranno squadra
· applicare le regole a tutti i componenti del gruppo, infatti non si può pensare di fare differenze tra i giocatori, altrimenti non si forma un gruppo ma più gruppi ognuno con le sue regole, cosa secondo me molto rischiosa
· Spiegare e far capire a cosa serve quella regola, cioè far capire che non si segue le regola per semplice meccanica, ma se quella regola, applicandola, dà il risultato opposto rispetto a quello per cui è stata creata, non deve essere seguita e in quel particolare caso bisogna spiegare il perché non viene applicata (d'altronde non siamo burocrati ma allenatori quindi possiamo aggiustare e non imprigionarci nelle regole, ma comunque dobbiamo essere chiari con il gruppo)
· La regola che non è più utile necessita di essere eliminata, non ha senso infatti che una regola rimanga pur avendo perso la sua utilità (anche questo è meglio dirlo chiaramente, affinché non ci sia qualcuno che la segue e altri no)
· Il primo che deve seguire le regole e dare il buon esempio è l’allenatore seguito dalla dirigenza, infatti non posso chiedere a nessuno di rispettare una regola che io non seguo perché perdo di credibilità, sembrerebbe così che neanche io creda all’utilità della regola

Ci sono altri aspetti che sono molto interessanti ma che generano un discorso ancora più lungo. Per esempio il fatto che delle regole vadano ben oltre la figura che decide di inserirle, nel caso di un allenatore che inserisce una regola se il gruppo e la società la giudicano efficace, allora questa regola rimarrà in uso anche quando l’allenatore non ci sarà più. Oppure, altro aspetto interessante è come certe regole vengano acquisite dal giocatore nelle giovanili e rimangano in lui per tutta la carriera fino a trasferirle, magari dopo 20 anni, nel suo ruolo successivo di allenatore.

martedì 4 marzo 2008

Dove stiamo andando? Seconda puntata.

In un post precedente ho introdotto il discorso sulla crisi delle società sportive, in particolare quelle maschili. Continuo qui esprimendo una mia perplessità sui motivi di questa crisi. Da molte parti sento dire che le società chiudono perchè "non ci sono ragazzi", non c'è più fame di sport, i giovani hanno troppe alternative, e via di questo passo. Sarà pur vero, sicuramente i giovani sono oggi pieni di alternative, ma sto incontrando spesso genitori e ragazzi (non necessariamente giovanissimi) che, sapendo che io "bazzico" nel volley, mi chiedono dove possono iscrivere i loro figli o dove possono andare per iniziare a giocare loro stessi. Mi è capitato anche recentemente, una mia collega mi ha detto che il figlio stava giocando a scuola, gli piaceva e voleva iscriverlo in una società. Gli ho indicato qualche nome, ma mi sono reso conto che non c'erano società in cui il ragazzo potesse ragionevolmente arrivare coi propri mezzi da dove abita. Lei non lo poteva accompagnare, perciò... adesso il ragazzo si è iscritto a nuoto.
E' solo un esempio, ma io credo che il vero motivo per cui pochi giovani si avvicinano alla pallavolo è che le società maschili stanno chiudendo, e non il contrario. Ragazzi ce ne sono stati sempre pochi, ma se prima gli oneri finanziari e organizzativi per le società erano relativamente modesti, oggi fare un campionato è diventato molto più difficile. perciò se prima con 7-8 "ragazzi" dai 13 ai 40 anni magari qualche società non ci perdeva nel fare un campionato di prima divisione, oggi chi si iscrive sa già che probabilmente ci perderà... se non soldi, sicuramente in stress e tempo più che in passato.
La scelta del comitato provinciale di Cagliari di non far pagare le tasse gare in alcuni campionati può sicuramente incentivare l'iscrizione di nuove squadre nel breve periodo, ma non può essere protratta per sempre, anche per l'ingiusta discriminazione che si crea verso le società femminili. Un tentativo comprensibile, ma quando si riequipareranno le cose saremo punto e accapo.
Idee per tentare di risolvere la situazione? Qualcuna ce l'ho, sperando che non sia troppo tardi ed il processo non sia diventato irreversibile. Però, visto che ho ancora tanto da dire, ve le propongo alla prossima (e spero ultima) puntata :o)

martedì 12 febbraio 2008

Ancora cambiamenti in vista

Qualche settimana or sono si è sparsa la notizia, a quanto pare confermata anche da alcuni quotidiani sportivi nazionali, che la FIVB stia lavorando a nuove modifiche del regolamento, precisamente le seguenti:

1) Alzare la rete. Se ne parla da sempre, e per fortuna nessuno è mai stato così pazzo da farlo. Unico risultato sarebbe rendere il nostro sport ancora più legato alle caratteristiche fisiche e sempre meno avvicinabile dai più.
2) Arretrare la linea dei tre metri. Mah... non sò... ma non credo che gli effetti di questa modifica siano positivi per lo spettacolo e la varietà del gioco.
3) Vietare l'attacco "di secondo tocco". Non mi è molto chiara questa regola, ma da quello che ho capito si pensa di impedire di mandare la palla nell'altro campo sul secondo tocco (in particolare al palleggiatore) se questa si trova al di sopra della rete... secondo me una cavolata enorme.
4) Reintrodurre il fallo di net sulla battuta. Cavolo, una delle poche modifiche del regolamento che mi piaceva me la vogliono togliere? Riuscire a capire se la palla aveva sfiorato il nastro era una delle valutazioni più difficili per gli arbitri, quasi quanto il tocco del muro.

Non sono d'accordo a modificare ancora le regole. Soprattutto con variazioni così importanti. Credo che la pallavolo sia uno degli sport che ha subito più variazioni (sostanziali) del regolamento negli ultimi 20-30 anni. E questo non è un bene sia per chi vive il volley quotidianamente sia per gli spettatori occasionali.
Speriamo che siano solo voci infondate.

giovedì 31 gennaio 2008

Dove stiamo andando? prima puntata.

Ormai è quasi un anno che questo blog esiste, e ne approfitto per fare qualche ragionamento sugli ciò che sta accadendo nel volley (o in tutto lo sport?), perlomeno nella nostra Regione. Cosa è accaduto quest'anno? La prima notizia è l'eliminazione delle retrocessioni nei campionati maschili, sintomo inequivocabile di quanto è noto a tutti da tempo: il settore maschile è praticamente morto. La seconda è l'eliminazione delle tasse gare in alcune competizioni giovanili maschili, ulteriore conferma di quanto già detto. La terza è il tentativo di reintroduzione della Coppa Sardegna. Ho dei bei ricordi di questa manifestazione, l'ho giocata in passato... si giocava spesso contro squadre di categorie diverse, che non incontravi già in campionato, e soprattutto prima o dopo il campionato. Oggi non credo che abbia più senso, soprattutto concentrata in un giorno e con squadre della medesima categoria. Probabilmente rappresenterà solo un costoso obbligo in più per società, giocatori, e allenatori. Spero di sbagliarmi, ma ho l'impressione che sarà così.

Quello che mi stupisce è che non ci si rende conto che il problema non nasce solo dalla mancanza di atleti, ma anche, e secondo me soprattutto, dalla moria delle società sportive. Per le società diventa sempre più difficile fare pallavolo. Ci sono troppi oneri, Non solo fiscali ed economici, ma soprattutto organizzativi, che stanno portando i dirigenti ad abbandonare interi settori o addirittura a chiudere i battenti. Sto sentendo sempre più persone che vogliono fare pallavolo, ma non trovano società, o palestre, per farlo. Un tempo esistevano le polisportive, che facevano molti sport, sia maschili che femminili. Oggi è una fortuna se una società si dedica ad un solo sport di un solo settore, addirittura solo di alcune categorie.
Perchè sta succedendo questo? E soprattutto: cosa bisogna fare per invertire questa tendenza? Aspetto le vostre opinioni, sul blog o in privato. Io dirò le mia tra qualche giorno... sempre che interessi a qualcuno. Ciao e a presto

mercoledì 31 ottobre 2007

Gardini nella Hall of Fame

Forse non tutti sanno che esiste, nel luogo dove nel 1895 è nato il volley, in Massachusetts (USA), una Hall of Fame dedicata ai più grandi personaggi del nostro sport.
Beh, Qualche giorno fa Andrea Gardini è stato inserito, primo italiano, in quella galleria di campioni, un altissimo riconoscimento che tutto lo sport italiano ha applaudito, come ha ribadito Dino Meneghin con queste bellissime parole:
"E' un riconoscimento universale che lascia senza fiato. E' come per un pittore vedere la sua opera esposta al Louvre. Gardini rappresenta un modo di essere un campione: un atleta che ha vinto tutto dimostrando classe e signorilità. Appartiene alla categoria dei campioni con la C maiuscola. Questo è un successo che porta lustro alla nostra pallavolo."
Come al solito la notizia è passata nel quasi completo disinteresse dei nostri media, troppo impegnati nelle gazzarre politiche, calcistiche e televisive per dedicare un minuto ad un grande sportivo che ha dato e continua a dare lustro alla nostra nazione.
Grazie Andrea... ce ne fossero di più come te.

mercoledì 26 settembre 2007

Prima giornata di serie C

Non so se ne siete tutti al corrente, ma quest'anno nella serie C sarda c'è una novità... la prima giornata si gioca tutti lo stesso giorno nello stesso posto. Per il femminile il 21 ottobre, domenica, alle palestre del CONI in via dello sport a Cagliari. Per il maschile il 4 novembre, ancora non si sà dove. La domanda fondamentale (vi risparmio gli altri commenti ma ve li potete immaginare) che tutti quelli con cui ho parlato si pongono è semplice: Perchè?

Nel comunicato alle società non vengono spiegati i motivi di questa decisione, che sicuramente crea problemi a tutte le squadre che avrebbero giocato in casa, e probabilmente anche ad alcune di quelle che comunque sarebbero dovute andare in trasferta. Gli orari sembrano poi pensati per un concentramento di minivolley, e non per la massima categoria regionale. Ci sono due squadre che devono iniziare il riscaldamento alle 8:30 del mattino e ben tre gare iniziano tra le 12 e le 14:30... sei squadre in campo all'ora di pranzo!
Molti dicono che sia per costringere i dirigenti ad andare alle riunioni organizzate, guarda caso, in concomitanza. Ma io non credo possibile che sia per un motivo cosi stupido. A parte che i dirigenti potrebbero comunque non partecipare, sopratutto se la propria squadra gioca in contemporanea... ma mi sembra impensabile che qualcuno abbia pensato di muovere 350 persone per far partecipare 25 dirigenti a due riunioni!
Insomma, non riesco a capire il perchè è stata fatta questa cosa... non riesco a trovare un motivo per aggiungere altri problemi alle società, visto che ne hanno già abbastanza. Per favore se qualcuno lo sà, me lo può spiegare? Grazie.

P.S. Un altra cosa che mi hanno fatto notare e che mi fà sorridere, è che quanto disposto dal CR viola apertamente il bando di indizione delle serie C, che recita testualmente all'art. 4: "Tutti gli incontri si giocheranno tra le 16:00 e le ore 20:00 del sabato.". Buffo, no?

lunedì 3 settembre 2007

Allenatori e/o dirigenti?

Oggi ritorno in palestra. Nuova società, nuovi atleti, nuovo ambiente. Penso che sia un bene per un tecnico cambiare società ogni tanto; permette di avere nuovi stimoli, di rimettersi alla prova, di affrontare problemi diversi e di tenere il cervello un pò più acceso. In effetti, secondo me, un allenatore dovrebbe sempre sentirsi un pò sotto esame. Quando una società affida un incarico ad un allenatore chiamandolo a lavorare con sè, sicuramente questa non dovrebbe interferire sulle scelte tecniche ma può, e deve, chiedere conto dei risultati del lavoro svolto.

Spesso invece, quando un allenatore rimane molti anni nel medesimo ambiente, egli diventa quasi senza accorgersene una specie di dirigente. Questa situazione a prima vista potrebbe sembrare persino positiva, in quanto porta l'allenatore ad avere più voce in capitolo nelle scelte relative all'organizzazione societaria. Però il rischio è che il tecnico, dovendo rispondere soltanto ai propri atleti del lavoro che svolge, si adagi sugli allori e riduca la qualità del proprio lavoro, non mettendosi più in discussione. Ovviamente gli atleti inizieranno a lamentarsi ma, essendo l'allenatore ormai parte integrante della società, è molto difficile che i dirigenti gli chiedano spiegazioni.

Certo, non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Conosco diversi allenatori che pur rimanendo nella stessa società molti anni hanno continuato a lavorare con lo stesso entusiasmo e la stessa lena della prima stagione. Ma purtroppo vedo anche degli esempi contrari, e non sono pochi. Cambiare è importante. Probabilmente anche per le società ma, principalmente, per noi allenatori.

In ogni caso auguro a tutti coloro (allenatori e non) che in questi giorni stanno ricominciando, come me, a lavorare in palestra per una nuova stagione, un grande in bocca al lupo per quest'anno che sta iniziando. Ciao e buon lavoro.

mercoledì 29 agosto 2007

Ricominciamo... con la "preparazione"

Dopo un pò di (meritate!) vacanze, si ritorna (finalmente?) in palestra.
E subito quindi si ricomincia a parlare di quella fase del lavoro, ormai quasi mitizzata dagli atleti come periodo durissimo di sofferenza e passione, della "preparazione".

Un tempo si definiva preparazione "atletica", memoria di settimane trascorse senza toccare un pallone ma facendo cose spesso più adatte ad un film di Stallone che a un campo di pallavolo. Oggi si sentono termini più coloriti e fantasiosi, tipo "riattivazione motoria" o "risveglio funzionale"... boh, chiamatela come volete. alla fine si tratta sempre dello stesso problema per gli allenatori: Prendere un gruppo di atleti che negli ultimi mesi hanno svolto attività diverse e trasformarli in una squadra che giochi a qualcosa che assomigli il più possibile alla pallavolo, e per almeno 5 set!

Nel maschile è, solitamente, più semplice, almeno dal punto di vista "atletico". I maschi tendono a essere generalmente più "attivi" durante la pausa estiva, quasi tutti giocano a calcetto, beach volley, racchettoni... tra le donne invece la percentuale di chi trascorre l'estate attivamente è di solito più bassa. Se siamo fortunati circa la metà delle nostre atlete si sono mosse in qualche modo durante l'estate, le altre si sono sdraiate ad abbronzarsi al sole a giugno e si sono rialzate a settembre. Sigh.

In ogni caso, probabilmente a causa dei cambiamenti nei modelli di prestazione (a seguito del rally point system) e dell'allungarsi delle durate dei campionati, che ha spesso ridotto il periodo di preparazione a poche settimane, la tendenza che mi pare di cogliere parlando con gli allenatori è quella di lavorare sulla tecnica e sulla tattica, anche di squadra, già dai primi giorni di lavoro e parallelamente al lavoro fisico. La cosa importante è programmare bene il lavoro, soprattutto quando si ha a disposizione poco tempo.

Purtroppo scrivere con attenzione i propri programmi di lavoro, che siano annuali, mensili, settimanali o per i singoli allenamenti, è un attività che vedo ancora troppo spesso trascurata, almeno da noi in Sardegna. Non mi stancherò mai di insistere sul fatto che il lavoro fatto casa è importante quanto, se non di più, del lavoro in palestra. Ma su questo argomento ritornerò di sicuro a breve. Nel frattempo, auguro a tutti una buona annata sportiva. In bocca al lupo e a presto.

lunedì 30 luglio 2007

Il Beach Volley del 2000

Tempo d’estate, tempo di beach volley, e, come tutti gli anni, anche sulle spiagge o sulle piazze sarde impazzano tornei più o meno amatoriali che vedono protagonisti i pallavolisti da spiaggia. Rigorosamente sotto l’ombrellone e “spiaggina” munito non ho potuto esimermi l’altro giorno dall’assistere a qualche match di un torneo organizzato nella mia abituale spiaggia del fine settimana. Certo, le nuove regole hanno modificato, e non di poco, il gioco, rispetto ai tempi pionieristici in cui alla fine degli anni 80 ci cimentavamo sulla spiaggia del Poetto di Cagliari con reti improvvisate tenute da pali improbabili frutto del lavoro di estirpazione dal vicino canneto delle saline.
Anzitutto le dimensioni del campo, che i più bene informati sapranno, è stato rimpicciolito, passando dai canonici 9 x 9 dell’indoor alla nuova configurazione 8 x 8 che avrebbe garantito, secondo l’FIVB, maggiore facilità di copertura del campo, una difesa più agevole, e quindi una generale incentivazione dello spettacolo dato l’incremento di durata delle azioni.
Ebbene io sono totalmente contrario a questa modifica e qui vi illustro brevemente il motivo :
Il beach volley è sempre stato un sport abbastanza ostico da intraprendere, perché oltre alla padronanza dei principali fondamentali del pallavolista sono necessarie anche buone doti fisico-atletiche per poter vincere la resistenza della sabbia a spostamenti e salti. Rimpicciolire il campo significa in automatico spazzare via qualunque velleità di competitività per “esseri umani” che non siano alti 2 m o che non abbiano 1 m di elevazione sulla sabbia, dato che ormai è diventato sempre più difficile se non impossibile fare punto con gli ”shots” o con i “cross”. Il risultato è un gioco fatto di azioni con l’esasperazione della palla attaccata per poter giocare sempre colpi a chiudere evitando di incappare in muri sempre più granitici. Morale, è diventato l’esaltazione dell’aspetto fisico a scapito della intelligenza tattica e della visione di gioco. Non so cosa ne pensiate voi, ma io, in barba all’FIVB, trovavo ampiamente spettacolare vedere il mio amico Fabrizio (alto 165 cm) farsi come un gatto 12 metri di campo per recuperare in tuffo una “palletta” sulla diagonale e beffare l’avversario con un cross di contrattacco che moriva imprendibile all’incrocio delle righe.
Inoltre, coprire un campo 9 x 9 in 2 era impossibile, per cui era indispensabile fare delle valutazioni ed impostare delle tattiche di gioco che ora appaiono sempre meno determinanti.
Infine un accenno anche alla modifica del sistema di punteggio con l’introduzione del RPS anche nel beach volley al posto del cambio – palla. Sicuramente una soluzione del genere ha giovato agli organizzatori dei tornei visto che si riducono notevolmente i tempi di impegno dei campi, però viene sminuita un’altra nota di fascino di questo sport, quella che Kiraly chiamava la “lotta di nervi sul cambio palla”, ovvero la predisposizione mentale e fisica, che contraddistingue i grandi giocatori, nel rimanere sempre concentrati sul proprio cambio palla, aspettando l’errore avversario, partendo dal presupposto secondo cui ogni palla che si riesce a difendere e contrattaccare è sempre un errore del cambio palla avversario. Credo che, con queste nuove regole, inibendo così drasticamente il numero di possibili praticanti non si stia facendo un grande favore a questo sport, che è già di per se difficile da praticare e sicuramente più divertente da giocare che da vedere. Speriamo che l’FIVB se ne avveda prima che la concorrenza di altri sport da spiaggia meno discriminanti e ugualmente spettacolari, se non di più, come il beach soccer o il beach tennis, non diventi insormontabile.