martedì 18 marzo 2008

Le regole

Le recenti polemiche sulle reazioni dei giocatori di calcio al momento della sostituzione mi hanno fatto pensare alle regole, che altro non sarebbero che delle norme di comportamento che permettono di svolgere la nostra vita, in questo caso sportiva, senza che ci siano problemi. All’interno di una palestra ci sono tantissime norme non scritte, molte delle quali sono esterne all’ambito palestra, altre invece sono tipiche dello sport.

Le regole secondo me hanno un’ importanza fondamentale nella vita di una squadra, perché il seguirle o il non seguirle da un senso di appartenenza o un senso di estraneità a quel gruppo, questo perché diverse squadre hanno diverse regole, diverse società hanno diverse regole, quindi a seconda della provenienza degli atleti la prima cosa da fare è creare delle regole condivise.

Chi crea le regole è di solito l’allenatore e la società. Di solito i gruppi molto compatti con giocatori che giocano assieme da molto tempo hanno delle regole loro e in questo caso il cambiamento delle regole potrebbe risultare un processo lento. Una cosa che ho imparato è non dar per scontato che in tutte le palestre si seguano e si dia la stessa importanza alla stesse regole.

La cosa che piace di meno delle regole sono le sanzioni; le regole senza le sanzioni non hanno senso e qui la figura più importante è l’allenatore che, sotto la supervisione della società, può permettersi per quel che riguarda il campo di applicare delle sanzioni. Si può andare dal giro di campo simbolico fino a non convocare una giocatrice per un tot di partite o anche, se la violazione è molto grave, chiederne l’allontanamento. Si capisce che un allenatore che non può usare le sanzioni perché la società non gli permette di farlo è in un mare di guai. Il gruppo si accorge della debolezza e ognuno potrebbe provare a farsi regole sue e non rispettare quelle del gruppo.

Ci sono delle regole per le regole (passatemi il gioco di parole) secondo me che devono essere seguite per evitare spiacevoli equivoci:
· illustrare chiaramente quali sono le regole all’inizio dell’anno, cioè dare delle regole da subito e riuscire a farle rispettare è il primo passo per la formazione dell’idea di gruppo, cosi che tutti nel rispettare queste regole si sentiranno squadra
· applicare le regole a tutti i componenti del gruppo, infatti non si può pensare di fare differenze tra i giocatori, altrimenti non si forma un gruppo ma più gruppi ognuno con le sue regole, cosa secondo me molto rischiosa
· Spiegare e far capire a cosa serve quella regola, cioè far capire che non si segue le regola per semplice meccanica, ma se quella regola, applicandola, dà il risultato opposto rispetto a quello per cui è stata creata, non deve essere seguita e in quel particolare caso bisogna spiegare il perché non viene applicata (d'altronde non siamo burocrati ma allenatori quindi possiamo aggiustare e non imprigionarci nelle regole, ma comunque dobbiamo essere chiari con il gruppo)
· La regola che non è più utile necessita di essere eliminata, non ha senso infatti che una regola rimanga pur avendo perso la sua utilità (anche questo è meglio dirlo chiaramente, affinché non ci sia qualcuno che la segue e altri no)
· Il primo che deve seguire le regole e dare il buon esempio è l’allenatore seguito dalla dirigenza, infatti non posso chiedere a nessuno di rispettare una regola che io non seguo perché perdo di credibilità, sembrerebbe così che neanche io creda all’utilità della regola

Ci sono altri aspetti che sono molto interessanti ma che generano un discorso ancora più lungo. Per esempio il fatto che delle regole vadano ben oltre la figura che decide di inserirle, nel caso di un allenatore che inserisce una regola se il gruppo e la società la giudicano efficace, allora questa regola rimarrà in uso anche quando l’allenatore non ci sarà più. Oppure, altro aspetto interessante è come certe regole vengano acquisite dal giocatore nelle giovanili e rimangano in lui per tutta la carriera fino a trasferirle, magari dopo 20 anni, nel suo ruolo successivo di allenatore.

2 commenti:

L@z ha detto...

Bel post Daco, veramente interessante. Per quanto riguarda i settori giovanili il tuo discorso è correttissimo e lo condivido in pieno. I giovani infatti sono abituati al fatto che sia "l'adulto" di turno (nel nostro caso l'allenatore o il dirigente) a definire le regole e fargliele rispettare. Per quanto riguarda gli adulti invece credo che il discorso cambi parecchio. Con chi ha superato i 18/20 anni penso che diventi importante che le regole non vengano "imposte", ma "concordate" tra l'allenatore e la squadra, possibilmente preventivamente e prima che si presenti il problema da regolare.
Credo che un allenatore che inizia con un nuovo gruppo "adulto" debba non solo "illustrare" le proprie regole, ma anche chiedere alla squadra se condivide ciascuna regola e se si è disposti a rispettarla. Qualunque regola imposta dall'allenatore o dai dirigenti, se i giocatori non la ritengano giusta, comunque non verrà rispettata e servirà solo ad aumentare le tensioni interne al gruppo. Penso che la gestione delle regole sia uno dei problemi più grossi che gli allenatori provenienti dai settori giovanili incontrano quando si accingono ad allenare ragazzi più grandi, spesso fallendo proprio a causa dell'incapacità nell'instaurare un rapporto adulto con gli atleti.
Come dici tu, spesso cambiando squadra si trovano anche regole diverse, e bisogna raggiungere un compromesso tra ciò che per noi è importante e gli usi e le abitudini del gruppo che si deve allenare.
Ciao

Flame ha detto...

D'accordo su quasi tutto, ma rimane il vecchio pregiudizio che l'allenatore sia il factoctum della squadra, un padre-padrone che deve mettere le regole e farle rispettare. Per me una volta decise le regole deve essere la società a farle rispettare, non l'allenatore. Non credo alle punizioni dell'allenatore, per capirci un caso tipico: se un giocatore arriva sempre in ritardo non deve essere l'allenatore a punirlo con flessioni, gradoni o cose simili, ma deve limitarsi a riferirlo alla società, che prenderà gli opportuni provvedimenti nei suoi confronti o attraverso i genitori.