lunedì 30 luglio 2007

Il Beach Volley del 2000

Tempo d’estate, tempo di beach volley, e, come tutti gli anni, anche sulle spiagge o sulle piazze sarde impazzano tornei più o meno amatoriali che vedono protagonisti i pallavolisti da spiaggia. Rigorosamente sotto l’ombrellone e “spiaggina” munito non ho potuto esimermi l’altro giorno dall’assistere a qualche match di un torneo organizzato nella mia abituale spiaggia del fine settimana. Certo, le nuove regole hanno modificato, e non di poco, il gioco, rispetto ai tempi pionieristici in cui alla fine degli anni 80 ci cimentavamo sulla spiaggia del Poetto di Cagliari con reti improvvisate tenute da pali improbabili frutto del lavoro di estirpazione dal vicino canneto delle saline.
Anzitutto le dimensioni del campo, che i più bene informati sapranno, è stato rimpicciolito, passando dai canonici 9 x 9 dell’indoor alla nuova configurazione 8 x 8 che avrebbe garantito, secondo l’FIVB, maggiore facilità di copertura del campo, una difesa più agevole, e quindi una generale incentivazione dello spettacolo dato l’incremento di durata delle azioni.
Ebbene io sono totalmente contrario a questa modifica e qui vi illustro brevemente il motivo :
Il beach volley è sempre stato un sport abbastanza ostico da intraprendere, perché oltre alla padronanza dei principali fondamentali del pallavolista sono necessarie anche buone doti fisico-atletiche per poter vincere la resistenza della sabbia a spostamenti e salti. Rimpicciolire il campo significa in automatico spazzare via qualunque velleità di competitività per “esseri umani” che non siano alti 2 m o che non abbiano 1 m di elevazione sulla sabbia, dato che ormai è diventato sempre più difficile se non impossibile fare punto con gli ”shots” o con i “cross”. Il risultato è un gioco fatto di azioni con l’esasperazione della palla attaccata per poter giocare sempre colpi a chiudere evitando di incappare in muri sempre più granitici. Morale, è diventato l’esaltazione dell’aspetto fisico a scapito della intelligenza tattica e della visione di gioco. Non so cosa ne pensiate voi, ma io, in barba all’FIVB, trovavo ampiamente spettacolare vedere il mio amico Fabrizio (alto 165 cm) farsi come un gatto 12 metri di campo per recuperare in tuffo una “palletta” sulla diagonale e beffare l’avversario con un cross di contrattacco che moriva imprendibile all’incrocio delle righe.
Inoltre, coprire un campo 9 x 9 in 2 era impossibile, per cui era indispensabile fare delle valutazioni ed impostare delle tattiche di gioco che ora appaiono sempre meno determinanti.
Infine un accenno anche alla modifica del sistema di punteggio con l’introduzione del RPS anche nel beach volley al posto del cambio – palla. Sicuramente una soluzione del genere ha giovato agli organizzatori dei tornei visto che si riducono notevolmente i tempi di impegno dei campi, però viene sminuita un’altra nota di fascino di questo sport, quella che Kiraly chiamava la “lotta di nervi sul cambio palla”, ovvero la predisposizione mentale e fisica, che contraddistingue i grandi giocatori, nel rimanere sempre concentrati sul proprio cambio palla, aspettando l’errore avversario, partendo dal presupposto secondo cui ogni palla che si riesce a difendere e contrattaccare è sempre un errore del cambio palla avversario. Credo che, con queste nuove regole, inibendo così drasticamente il numero di possibili praticanti non si stia facendo un grande favore a questo sport, che è già di per se difficile da praticare e sicuramente più divertente da giocare che da vedere. Speriamo che l’FIVB se ne avveda prima che la concorrenza di altri sport da spiaggia meno discriminanti e ugualmente spettacolari, se non di più, come il beach soccer o il beach tennis, non diventi insormontabile.

1 commento:

L@z ha detto...

Sono d'accordo con te. Il ridurre il campo di più del 20% (da 81 a 64 mq) ha drasticamente peggiorato, a mio parere, il beach volley maschile (il femminile invece forse ne ha tratto giovamento). L'altezza conta oggi molto di più rispetto all'agilità, alla destrezza e all'intelligenza tattica, tipiche del beach degli albori. Per fare un esempio: battere in salto efficacemente, per un giocatore non altissimo, sulla sabbia e con il campo più corto, è diventato possibile solo se gli avversari sono delle pippe in ricezione (cosa frequente in effetti negli ultimi anni), visto anche che hanno meno spazio laterale da coprire. Il beach volley rimane uno sport bello e divertente, ma queste modifiche gli hanno precluso la possibilità di diventare uno sport di massa, al contrario di altri sport da "spiaggia".