lunedì 11 giugno 2007

Alcune differenze tra A1 e B2

Mi è ricapitato tra le mani uno studio del 2004 sul maschile fatto da Caramagno, Franzò e Prefetto di cui avevamo discusso in un corso ad Alberobello l'anno scorso. E' un interessante analisi del modello di prestazione per la serie B2, con diversi paragoni alla serie A1. Voglio darvi alcuni dati che scaturiscono da questo studio perchè li trovo utili per capire come cambiano i modelli di prestazione al variare la categoria.

Un primo dato che salta agli occhi è la durata media delle fasi attive (palla in gioco) e passive. In serie A1 infatti la fase attiva dura in media 5,2", la fase passiva 13,8". E in B2? la fase attiva 7,2" (+38%) e la passiva 17,1" (+24%). Ciò comporta una durata media del set pari al 28,5% in più (18,5' in B2, 14,4' in A1).

La domanda è: questi dati influiscono sui metodi e i tempi dell'allenamento? A mio parere si, ma in che misura credo che sia una variabile soggettiva per ciascun allenatore. In ogni caso è evidente che al calare del livello aumenta l'impegno del metabolismo aerobico "intermittente".

Un altro dato che si evidenzia è il numero di salti medi per ruolo. in B2, con una media di 218 azioni per gara, il giocatore che salta di più è il centrale, che fà 112 salti (0,52 per azione), contro i 90 dell'alzatore, i 76 dell'opposto e i 70 del posto 4. Bella scoperta, direte voi, lo sanno anche i bambini che il centrale è quello che salta di più!
E invece non è così ovvio. Sapete chi è che salta di più in A1? Vi sembrerà strano (però se ci pensate bene, neanche più di tanto), ma è il palleggiatore, con 136 salti su 221 azioni di gioco (0,64 salti per azione!), segue il centrale con 97 salti, poi l'opposto con 88 e infine lo schiacciatore "di mano" con 65.

Se devo dare un mio parere su questi dati, mi viene da dire che il palleggiatore, che salta moltissimo anche in B2 (più degli schiacciatori), spesso non viene allenato abbastanza su questo aspetto. Vi siete mai chiesti, durante l'allenamento, quanto alleniamo il palleggiatore al salto? più o meno degli schiacciatori?

Ho volutamente semplificato il ragionamento, limitandomi al salto, ma se teniamo conto delle penetrazioni continue e degli spostamenti a cui è obbligato un palleggiatore, mi viene logico pensare che sia il ruolo che ha bisogno di un maggior lavoro aerobico (intermittente) rispetto agli altri. Lo sò che i sacri testi dicono che la pallavolo è uno sport prevalentemente anaerobico... però forse diamo troppe cose per scontate.

2 commenti:

Daniele ha detto...

Laz, tutto molto interessante: meriterebbe un approfondimento complessivo. Tuttavia mi limito ad un commento sull'ultimo punto:

Ad un recente corso ci è stato detto espressamente che il palleggiatore non dovrebbe essere sovraccaricato fisicamente (limitando al minimo indispensabile il lavoro aerobico: salto e corsa) perchè, secondo l'opinione del relatore, il palleggiatore fa già comunque il lavoro aerobico necessario durante gli esercizi di situazionale e aggiungere troppo lavoro aerobico quando si fanno ripetizioni in esercizi più analitici rischia di far perdere concentrazione/lucidità sulla precisione della traiettoria che deve essere fissata.
Sfruttando il tuo spunto vorrei condividre a questo proposito un paio di considerazioni:
a) Il lavoro aerobico per il palleggiatore si potrebbe inserire prima/dopo gli esercizi di tecnica oppure nelle pause (ad esempio alcuni allenatori, mentre i compagni bevevano, facevano fare a me, alzatore, 20/30 salti di seguito per schiacciare o fare palle di seconda)
b) io sono d'accordo col dare la giusta importanza al lavoro aerobico per il palleggiatore (e nella mia esperienza l'ho fatto per molti anni anche associato al lavoro sulla precisione, con risultati molto buoni). questo perchè ritengo che possa avere anche un impatto molto positivo sulla tenuta della concentrazione o come apprendimento della capacità di gestire mentalmente le situazioni di stress psico-fisico.
Da un lato più si scende di categoria più diventa importante mantenere lucidità sulla terza alzata piuttosto che eseguire una prima alzata tecnicamente impeccabile. Dall'altro, imparare 8attraverso le ripetizioni e non solo nel situazionale) a mantenere la concentrazione sulla palla alzata dopo un lavoro di salto e corsa può forse conferire al palleggiatore un vantaggio in termini di gestione anche delle situazioni meno "stressanti".

Stefano Fanti ha detto...

La natura dei salti di un palleggiatore e diversa di quella di un schiacciatore, perchè non necessità di salti massimali, tante è vero che se non opportunamente allenato, progressivamente perde questa capacità. Per capire meglio: se prendiamo uno schiacciatore e lo indirizziamo nel ruolo di palleggiatore, sicuramente col tempo perderà qualche cm.
Per quanto riguarda il metodo di lavoro, il lavoro intermittente e un mezzo che viene utilizzato in tutti gli sport di squadra, ed è valido per tutti i giocatori compreso i palleggiatori nella pallavolo e i portieri nel gioco calcio.