martedì 19 giugno 2007

La specializzazione nei settori giovanili.

Domenica ho avuto l'occasione di sentir parlare Velasco. Bella chiaccherata, ha toccato molti argomenti e dato spunti interessanti, come solo un uomo di grande esperienza come lui sa fare. Uno di questi spunti ha riguardato un problema molto dibattuto negli ultimi anni: Cosa insegnare nei settori giovanili? insegnamo un pò di tutto, dedicando però poco tempo ad ogni gesto, oppure ci concentriamo solo su alcune azioni, cercando di insegnargli poche cose, ma bene?

Ovviamente Velasco ci ha spiegato la sua opinione, che volutamente non voglio riferirvi anche se la condivido, perchè il carisma del personaggio forse porterebbe a sposare il suo pensiero senza ragionarci un pò su. Il fatto è che quando alleniamo un settore giovanile, normalmente non abbiamo molto tempo a disposizione in palestra. Spesso è già tanto se abbiamo a disposizione 3 allenamenti da 90 minuti. Certo, possiamo far lavorare alcuni atleti anche con altri gruppi, ma pur essendo molto utile questo sistema spesso non ci consente di programmare in quel tempo un lavoro organico col resto degli allenamenti. Inoltre quasi mai è possibile farlo per tutti i ragazzi.

Perciò siamo costretti a fare delle scelte. Bella scoperta, ne facciamo continuamente direte voi. Ovviamente non si discute che a tutti i ragazzi si debbano insegnare i tocchi di base (palleggio, bagher, ecc.), ma per quanto riguarda determinate azioni "specializzabili", tipo ricezione, alzata, ecc. come ci comportiamo? Le scelte sono almeno due, con relativi vantaggi e svantaggi. Facciamo l'esempio dell'alzata:

1) Dedichiamo lo stesso tempo a tutti gli atleti. Facciamo cioè in modo che tutti i ragazzi si allenino e giochino a turno ad alzare al compagno, con gli stessi intervalli, anche in gara. In questo modo sposto la specializzazione dell'alzatore in tempi successivi, permettendo a tutti di provare le sensazioni e le difficoltà nell'alzare la palla. Nel contempo però la qualità del mio gioco sarà molto bassa, le alzate saranno mediamente molto fallose ed imprecise e di conseguenza sarà per tutti più difficile eseguire i colpi successivi (schiacciata e difesa).I tanti errori rischiano di non dare continuità al gioco, con il probabile effetto di ridurre il divertimento.

2) Facciamo alzare di più a chi ci sembra più dotato, differenziando il lavoro sia in allenamento che in gara. In questa maniera riusciamo a lavorare maggiormente sulle doti naturali di ciascuno e miglioriamo la qualità delle alzate e del nostro gioco, con maggiore soddisfazione dei ragazzi. Nel contempo però limitiamo la possibilità ad alcuni di provare ad alzare, rinviando a tempi successivi l'insegnamento dell'alzata se si vedrà la possibilità di farli giocare come alzatori.

Stesso discorso si può fare per la ricezione e per altre azioni del volley. Credo che con entrambi i metodi si possano ottenere dei risultati, ma quello che probabilmente abbiamo sempre trascurato è l'impatto che questa nostra scelta, allenare un poco di tutto o poche cose ma bene, avrà nella testa dei ragazzi e nella loro percezione della pallavolo.

2 commenti:

Flame ha detto...

In tutti i pochi corsi che ho seguito mi hanno detto che specializzare i ragazzi troppo presto è male, perchè bisogna permettergli di provare un pò tutto prima di imporgli un ruolo fisso. Anche perchè come possiamo essere certi se un ragazzino di 14 anni più avanti potrà diventare migliore come schiacciatore, centrale o altatore? Perciò penso che sia meglio insegnargli tutte le tecniche, poi sarà lui a riuscire meglio in una o nell'altra.

Unknown ha detto...

Non si può generalizzare l'espressione "settore giovanile". Non ho visto molto spesso un Under 18 giocare senza modulo 5-1. Anche perché avrebbe ben poco senso, considerando che a 16-17 anni anche nei maschi si iniziano a delineare caratteristiche predominanti. Inoltre, dopo un certo livelli, voler insegnare tutto a tutti può portare a non insegnare niente a nessuno ;)