mercoledì 31 ottobre 2007

Gardini nella Hall of Fame

Forse non tutti sanno che esiste, nel luogo dove nel 1895 è nato il volley, in Massachusetts (USA), una Hall of Fame dedicata ai più grandi personaggi del nostro sport.
Beh, Qualche giorno fa Andrea Gardini è stato inserito, primo italiano, in quella galleria di campioni, un altissimo riconoscimento che tutto lo sport italiano ha applaudito, come ha ribadito Dino Meneghin con queste bellissime parole:
"E' un riconoscimento universale che lascia senza fiato. E' come per un pittore vedere la sua opera esposta al Louvre. Gardini rappresenta un modo di essere un campione: un atleta che ha vinto tutto dimostrando classe e signorilità. Appartiene alla categoria dei campioni con la C maiuscola. Questo è un successo che porta lustro alla nostra pallavolo."
Come al solito la notizia è passata nel quasi completo disinteresse dei nostri media, troppo impegnati nelle gazzarre politiche, calcistiche e televisive per dedicare un minuto ad un grande sportivo che ha dato e continua a dare lustro alla nostra nazione.
Grazie Andrea... ce ne fossero di più come te.

martedì 16 ottobre 2007

Ancora sulla fase break.

Ritorno su questo argomento per approfondire un commento di Baldereschi (PS ciao Alberto, ci vediamo domenica) al mio post di settembre sulla fase break. Ha puntualizzato un aspetto a mio avviso molto importante, su cui concordo pienamente: distinguere la fase break in due azioni distinte, a seconda che l'avversario attacchi in maniera efficace oppure ci restituisca una palla facile.

Distinguere, almeno per come intendo io la parola, vuol dire praticamente dare disposizioni differenti ai propri per affrontare le due situazioni, allenando entrambe e chiarendo la differenza di comportamento tra le due. Io per esempio, ma credo che anche molti di voi facciano scelte simili, in caso di palla facile chiedo al palleggiatore di disinteressarsi della difesa e di piazzarsi subito in zona d'alzata, affidando ad altri giocatori, solitamente il posto 6 e/o il posto 2 a seconda che il palleggiatore sia in prima o in seconda, di occuparsi dell'appoggio difensivo al posto del palleggiatore.

Il problema principale nell'usare tattiche simili è che tutta la squadra deve avere lo stesso concetto di "palla facile", in modo da comportarsi tutti allo stesso modo ed evitare che alcuni giocatori "leggano" una certa situazione e altri no. L'allenamento alle diverse situazioni è fondamentale nel costruire questa forma di "affiatamento" che porti la squadra ad adattarsi come un unico organismo ai diversi problemi creati dall'attacco avversario.

Come in quasi tutte le forme di allenamento, è importante a mio parere che l'allenatore sovrintenda questo processo prima separando l'allenamento delle distinte situazioni , in modo che ciascuno abbia chiari i suoi compiti in un caso e nell'altro, per poi avvicinarsi alla realtà del gioco mescolando le due situazioni con esercizi sintetici e globali.

martedì 9 ottobre 2007

Gli errori sono tutti uguali?

Una cosa di cui non si parla tanto è l'impatto degli errori, nostri e dell'avversario, sull'andamento della gara e sul rendimento dei singoli giocatori. Eppure chi ha lavorato un pò con gli scout sà che con l'abbassarsi del livello tecnico cresce l'influenza degli errori sul punteggio; spesso anche in incontri di alto livello gli errori sono la causa principale dei punti.
Ragionandoci un pò su, direi che esistono almeno tre tipi di errori:
1) Errori "non procurati" dall'avversario: Sono gli errori la cui responsabilità è dovuta alla cattiva esecuzione tecnica di un'azione di gioco, senza che l'avversario abbia fatto nulla per metterci in difficoltà. Non sempre sono attribuibili ad un singolo giocatore. Un esempio può essere l'attacco in rete dopo una buona alzata, oppure un bagher di appoggio sbagliato, ecc.
2) Errori "indotti" dall'avversario: In questo caso sono gli avversari che, con il loro attacco, il loro muro o la loro battuta inducono all'errore la nostra squadra. Esempi? Un giocatore a muro che abbocca ad una finta, o anche un difensore ben piazzato che viene colpito da una schiacciata avversaria senza riuscire a controllare la difesa.
3) Errori "tattici". Sono tutti quegli errori dovuti alla cattiva esecuzione dei compiti tattici e di organizzazione di gioco. Non sempre hanno come conseguenza il punto per l'avversario, ma più spesso sono causa delle due categorie di errori precedentemente descritte. Un esempio può essere l'errato piazzamento difensivo o un incomprensione tra alzatore e attaccante.

L'abilità di un allenatore nella correzione degli errori sta spesso proprio in questo processo: Capire l'errore, individuarne la causa, scegliere le esercitazioni corrette per eliminarlo. Ovviamente non è facile, soprattutto se a ciò si aggiunge la diversa "sensibilità" all'errore tra gli atleti e gli allenatori. Ho notato, e qui mi piacerebbe sapere se è così anche per voi, che gli atleti considerano errori "importanti" solo quelli non procurati, i più evidenti e i primi che ho descritto. Gli altri due tipi di errore spesso non li considerano veri e propri errori, e il ricorso all'alibi è ancora più evidente (l'avversario ha schiacciato troppo forte, non mi sono messo là perchè..., eccetera).
Trovo sempre molta difficoltà nel far capire all'atleta che è un errore grave anche un piazzamento sbagliato, una disattenzione, il non controllare una palla che ci colpisce, e così via. Capita anche a voi?

Un ultima cosa, che probabilmente meriterà un prossimo post: Mi capita spesso di intervenire su atleti che, per paura di fare un certo errore, ne fanno di più gravi. L'esempio che mi viene in mente è il giocatore che pur di non rischiare di venire murato attacca su traiettorie improbabili schiacciando in rete o fuori. E' evidente che ciò avviene perchè nella sua sensibilità l'essere murati è più grave di schiacciare fuori o in rete (per me ovviamente è il contrario). Ma come dicevo di questo parlerò meglio in un prossimo post.

lunedì 1 ottobre 2007

Azzurre sul tetto d'europa, ma in Sardegna...

Grandi ragazze!!! Un cavalcata vincente (due soli set persi in otto gare, semifinale e finale chiuse con un secco 3-0) che ha dimostrato ancora una volta, se mai qualcuno avesse avuto ancora qualche dubbio, il valore di questo gruppo. Onore anche e soprattutto al grande "Massimone" Barbolini, che dopo aver vinto praticamente tutto con i club, ha dimostrato la sua grande capacità anche come selezionatore e organizzatore di una squadra nazionale. Il tentativo delle ragazze, utopistico vista la stazza del coach, di lanciarlo per aria durante i festeggiamenti indica quanto le ragazze hanno apprezzato il suo lavoro.

Unica nota stonata il fatto che in buona parte della Sardegna, a causa delle trasmissioni su RaiDue, hanno potuto seguire la cavalcata azzurra solo poche persone, visto che il digitale terrestre, nonostante i proclami dei diretti interessati, è ben lungi da essere una tecnologia diffusa e funzionale. Tra l'altro è di questi giorni la notizia che nel resto d'Italia l'oscuramento subito qua da noi sarà rinviato al 2012... Ma noi siamo cittadini di serie B o cosa? Per favore, o ci riattivate le trasmissioni analogiche, ammettendo il fallimento della "sperimentazione", o le togliete anche al resto dell'Italia.

Chiusa la triste parentesi sulle trasmissioni Rai, rimane il sogno regalartoci da questa fantastica squadra. Forza ragazze, Pechino 2008 è vicina, proprio davanti a voi!
GRANDISSIME!!!