venerdì 13 aprile 2007

Allenare la ricezione

Diciamo la verità, quante volte da atleti entrando in palestra e sentendo gli entusiastici annunci del coach “oggi facciamo Ricezione” siamo stati presi da sindromi depressive fulminanti o da crisi di rigetto convulsive per il bagher o peggio da forme di pentimento generalizzate per aver preferito la pallavolo al “banging jumping”. O ancora, da allenatori ci sarà capitato qualche volta di scervellarci per cercare delle soluzioni che rendessero il meno tedioso possibile questo “male necessario”.
D’altra parte è noto a tutti come mano a mano che si scenda di categoria diventi sempre più importante la fase ricezione punto rispetto alla fase break (secondo la collaudata filosofia del “tenere il cambio palla” aspettando il prima o poi inevitabile errore avversario), per cui nell’ipotesi di un programma di lavoro inquadrato nell’ambito di un campionato seniores di medio basso livello (serie D o C) che preveda 3 sedute settimanali da 2 o 2,5 ore, una seduta almeno, se non qualcosa in più, va dedicata ad allenamenti specifici su questo fondamentale.
Mi permetto allora di fare qualche piccola considerazione, sulla base della mia esperienza diretta di ricevitore che ha “subito” migliaia di allenamenti sulla ricezione.
Anzitutto quali sono i principali problemi da risolvere quando si affronta un allenamento contenente esercizi analitici o analitico-sintetici su battuta e ricezione? - Beh io ne ho individuato più di un paio:
1) La ricezione in sé è una situazione intrinsecamente frustrante se non è in qualche modo collegata all’attacco, in maniera tale che si possano sfogare i momenti di scarsa efficienza in ricezione con schiacciate vincenti. In altre parole, soprattutto a livello giovanile, un atleta in un esercizio in cui debba ricevere e basta, difficilmente garantirà continuità di concentrazione per più di 10 min: ad ogni ricezione sbagliata o imprecisa si avrà un abbassamento dell’autostima che non può essere eventualmente compensato da successiva azione d’attacco positiva, al diminuire dell’autostima diminuisce la concentrazione e conseguentemente decadono le prestazioni, secondo il più classico dei processi a catena.
2) La gestione dell’errore in battuta che può produrre delle cadute di ritmo esasperanti in un esercizio di battuta e ricezione: immaginiamo il caso non infrequente di 2 o 3 errori consecutivi al servizio, che da un lato dobbiamo aspettarci quando chiediamo di forzare il servizio per allenare la ricezione.
3) Generalmente durante gli esercizi di ricezione gli atleti direttamente coinvolti sono pochi (2 o 3 ricevitori ed eventualmente 1 o 2 giocatori a palleggiare) per cui per il resto del gruppo si prospetta la giacenza presso una o due file e l’aspettativa di una battuta mediamente ogni minuto e mezzo. Morale i giocatori si raffreddano, sempre che si siano mai riscaldati, cominciano a fare salotto tra una battuta e l’altra, la concentrazione diminuisce, per cui aumentano le probabilità di errore al servizio accelerando così il processo a catena descritto in precedenza.
Sulla base di quanto scritto sopra io limiterei al massimo o eviterei accuratamente esercizi del tipo “ tutti a battere da una parte e 2 o 3 a ricevere". Potrebbe invece essere preferibile una progressione di riscaldamento che preveda il campo diviso longitudinalmente e due gruppi che attuano un circuito dove a turno possano lanciare (battere quando caldi), ricevere, alzare, appoggiare (attaccare quando caldi), difendere.
Oppure se proprio vogliamo far solo ricevere potremmo mettere i 2 ricevitori nella Z5 di ciascuna metà campo (oppure Z1) e far ruotare i battitori da un campo all’altro dopo il servizio. Forse però l’esercizio di riscaldamento più efficace è il lavoro a terzetti disposti perpendicolarmente alla rete con 2 palloni in cui uno batte, uno riceve, ed uno passa i palloni sottorete. Nel sintetico/globale di ricezione attacco forse è utile lavorare in una configurazione tre contro tre o quattro contro quattro in cui si riceve solo da una parte (magari cambiando i ricettori a seconda della rotazione che si vuole allenare) e dall’altra parte si entra ed esce a coppie. Infine un’ultima proposta di esercizio che ho visto fare in squadre di alto livello dove (beati loro) adottano riscaldamenti differenziati per ruolo: un canestro mobile appoggiato al muro, un ricevitore che riceve, cercando il canestro, il rimbalzo sul muro della battuta da parte di un Trainer (il tocco del muro dopo la ricezione simula il passaggio della palla dall’altra parte del campo ed equivale ad un errore).

2 commenti:

Daco ha detto...

Che altro dire? Tutto bene tutto giusto per me! Dalla mia piccola esperienza nelle giovanili femminili posso dire che la ricezione è il fondamentale più frustrante, richiede molto tempo, molto impegno e anche tanta tanta pazienza. La ricezione è altamente frustrante per chi la esegue ma anche per chi allena! E’ molto importante secondo me proporre esercizi che soprattutto all’inizio non creino troppo tensione, altrimenti poi avremo atlete che hanno paura di sbagliare, quindi la taratura degli esercizi è importantissima, si vede subito se un esercizio non è adatto. Ho letto qualcosa sul fatto che la ricezione debba essere molto incoraggiata, anche dopo degli errori, una prova con 2 gruppi in cui si usavano 2 metodologie diverse, una incoraggiante e una urlante (detto così), e alla fine quelli che sono stati incoraggiati avevano risultati migliori. Io sono molto paziente, ma con la ricezione la mia mente inizia a pensare all’autolesionismo, devo sforzarmi proprio per cercare di rimanere calmo! Ovviamente sto scherzando, basta che sia lontano da qualsiasi oggetto contundente!

Stefano Fanti ha detto...

Sono state dette cose che condivido pienamente altre un po’ meno, ma non mi permetto di affermare questo è giusto o quello e sbagliato e mi limito ad esporre il mio modo di lavorare così da rendere palese anche la metodologia.
La mia premessa è articolata su due punti:
1. Non posso dimenticare gli esercizi che mirano principalmente ha perfezionare o correggere alcuni particolari della tecnica di ricezione.
2. Certi esercizi per quanto noiosi non possono essere sostituiti da altri solo perché più dinamici e divertenti ma che non rispondono ai tanti quesiti che ci mette la fase di ricezione.
In parte ho standardizzato le mie progressioni di lavoro, iniziando gia dalla fase di riscaldamento che prevede una prima analisi delle traiettorie con esercizi in rotazione (spesso anche i palleggiatori) di lanci blocco, lanci bagher e blocco, lanci/servizio bagher palleggio e blocco, per terminare con un attacco. Come gia detto, questo lo considero un lavoro di riscaldamento e sensibilizzazione, e visto che si esegue una bagher ad ogni rotazione di 6 atleti, non chiedo poi così tanto alla natura stessa di questi esercizi infatti, anticipano un lavoro di ricezione più specifico con due terzetti e palleggiatori sui due campi, o in due su due terzi per ogni campo più palleggiatori e attaccanti di primo tempo. Nel primo caso metto degli obbiettivi per la ricezione e per i palleggiatori (motivazione), nella seconda situazione di esercizio l’aspetto da prendere in considerazione è una buona ricezione per il primo tempo. Sono due situazioni apparentemente molto simili ma in realtà molto diverse perché la ricezione a secco con obbiettivi di percentuale di precisione può essere anche molto frustrante e in questo caso è molto importante sostenere i miei atleti e devo cmq fare in modo che l’obbiettivo non sia impossibile da realizzare e se proprio non è giornata cambiare velocemente. In ogni caso è opportuno alternarli con qualcos’altro per evitare, come dice Alberto una “fatica mentale” che inciderebbe negativamente sull’utilità dell’esercizio stesso. Uso questo esercizio soprattutto per i problemi delle zone di conflitto e di conseguenza per stabilire delle priorità e competenze di ciascun ricettore in base alla sua posizione e a quella del battitore. Voglio porre l’accento che ad eseguire l’esercizio di ricezione è minimo 6 per volta (3+3) 4 che servono (2+2)e due pallegiatori 1+1.
Nella seconda situazione, con l’inserimento del primo tempo, l’esaltazione della ricezione è permettere al compagno la realizzazione dell’attacco al centro e se proprio non è possibile l’attacco di banda da parte del ricettore attaccante. Quest’ultimo mi ha permesso di migliorare la fase di cambio battuta col primo tempo, grazie anche al numero di ripetizioni in situazione reale.
Spesso mi capita di saltare questi esercizi, per allenare direttamente la ricezione in fase di gioco strutturando le rotazioni come meglio credo per garantire ad ogni fase un numero indispensabile di cambi palla, in poche parole evitando le rotazioni come in gara. Detto questo e con la convinzione che molti di voi seppur con qualche variante utilizzano un metodo analogo, vorrei tornare sulla premessa.
E’ impensabile che volendo migliorare la tecnica di ricezione posso disporre i miei atleti solamente a ricevere dei palloni in un continuo botta e risposta dove sto ponendo alla prova e allenando un bagaglio tecnico in parte già acquisito, o peggio ancora con il rischio di CONTRIBUIRE CON LA RIPETIZIONE DI UN GESTO TECNICO ERRATO L'AUTOMATIZZAZIONE DI UN'ABILITA' ERRATA. Molto spesso abbiamo bisogno di tornare indietro sull’analitico per concentrare l’attenzione sugli spostamenti antero-posteriori destra-e sinistra sulla postura (arti sup-inferiori busto ) sulla lettura delle traiettorie, il tutto con situazioni di esercizio che sicuramente devono trovare la loro collocazione durante la seduta di allenamento o di un periodo preciso della programmazione annuale semestrale...
Detto così sembra tutto semplice, ma rimane un’unica verità ossia l’allenamento della ricezione piace solo al libero, anche se tutti devono esercitarsi e compito dell’allenatore è motivarli trovando la chiave giusta.