lunedì 2 aprile 2007

Le rilevazioni Statistiche: diamo i numeri???

Approfitto dello spazio gentilmente offertomi da Andrea in questo blog per esporre una piccola riflessione su questo tema. Guardavo qualche settimana fa una partita di un campionato nazionale con un amico, manifestandogli le mie perplessità sulla, a parer mio, opaca prestazione in ricezione di uno dei giocatori in campo. A fine partita mi dirigo verso lo “Scout-man” per cercare il conforto dei numeri alla mia valutazione soggettiva. “Una prestazione discreta: 54% di positività e 40% di efficienza” mi sento rispondere; non contento incalzo chiedendo lumi in particolare sul quarto set (quello secondo me più imbarazzante). Grazie ai potenti mezzi messi a disposizione dal software della nota azienda bolognese del settore mi vengono proposti i dati del 4° set: 7 ricezioni totali di cui 4 (#), 1 (-) e 2 (=), il che produce 57% di positività e 28,5% di efficienza.
Col mio amico, d’accordo con me sull’incongruenza tra dato statistico e impressione dal campo, allora ci siamo chiesti se potessero esistere dei fattori di discrezionalità che potessero in qualche modo condizionare il così apparentemente ininfluenzabile responso dei numeri. Beh ne abbiamo trovato almeno 3:
1) Anzitutto il riferimento, ovvero qual è l’indice minimo di positività e/o di efficienza che costituisca la soglia per poter definire quando un giocatore abbia fatto una buona partita? Ne esiste uno unico che prescinde dalla categoria del campionato che si disputa, oppure ne esiste uno in base al livello del torneo, oppure ancora ne esiste uno individuato per ogni squadra sulla base di una media degli indici valutata nel corso dei mesi o degli anni; poi ancora si può pensare ancora di distinguere tra Libero primo e secondo ricevitore, o si individua un indice unico?
2) E’ poi così netta la differenza tra una ricezione (#) ed una ricezione (+) che non entra nel computo statistico, o è strettamente legata al palleggiatore con cui si gioca? (in altre parole, Farina il libero della Sisley ad esempio, manterrebbe le stesse percentuali di (#) se scendesse di categoria e giocasse con palleggiatori meno dotati?).
3) Infine il peso di un errore (=) in diversi momenti della partita non viene valutato dal computo statistico, anche se sappiamo tutti che sbagliare una ricezione sul 23 pari non ha lo stesso impatto che sul 3 a 5.
Alla fine abbiamo convenuto che la cosiddetta “policy” per la redazione e la elaborazione delle statistiche viene di volta in volta definita dall’Allenatore che istruisce i propri collaboratori sulle modalità di acquisizione dei dati…ma questo equivale a dire che il dato numerico che ne risulta, essendo modellato sulla discrezionalità dell’allenatore, perde quella caratteristica di oggettività che si pretendeva avesse quando nella pallavolo è stata introdotta l’elaborazione statistica.

7 commenti:

L@z ha detto...

Caro Alberto, il tuo post mi stimola a dire una cosetta che penso sulle rilevazioni statisthe delle gare. Intanto chiariamo subito che la statistica non è "oggettiva". L'errore più grande che fa chi non capisce un acca di statistica è proprio credere che rappresenti la realtà, ma non è così. La statistica può aiutare a capire la realtà, focalizzandone ALCUNI ASPETTI, ma non la rappresenta TUTTA; anzi, spesso la distorce totalmente.
Mi permetto di asserire questo perchè, come probabilmente sai, io faccio l'ingegnere idraulico per vivere, perciò, oltre ad aver approfonditamente studiato la statistica, mastico processi stocastici quasi quotidianamente (sigh!).
Perciò mi terrorizza vedere come alcuni allenatori, per fortuna non tutti, usano le statistiche nel volley. Da strumento di supporto alle scelte sta diventando IL MOTIVO per il quale io faccio le scelte. E questo è un problema serissimo. Ma avrei troppo da dire... mi sà che a breve ci scrivo sù un altro post.

Daniele ha detto...

Andrea mi ha battuto sul tempo.
E' verissimo, come scrive Alberto, che gli strumenti possono, e in acuni casi devono, essere migliorati.
Tuttavia rincorrere affannosamente l'obiettività della statistica e dei numeri non è solo utopico, ma secondo me profondamente sbagliato e pericoloso. Forse vi potrà sembrare strano ma io lo dico anche da "economista". Ebbene l'economia è una scenza sociale e non una scienza esatta. I modelli per quanto complessi e sofisticati possono fornire solo un aiuto, rappresentando in maniera semplificata alcuni tratti della realtà. E in ogni caso guai a pensare che siano strumenti del tutto imparziali: il modo stesso in cui si costruiscono rivela necessariamente un'impostazione di fondo che si ripercuote sui risultati (vogliamo parlare del tasso di inflazione ISTAT degli ultimi 5 anni?) nè che possano essere sufficienti a se stessi e di per sè "prescrittivi". Inoltre, parlando per esempio proprio di economisti, chi cerca di ridurre la realtà ad una serie di formule matematiche sancisce, secondo me, la propria eutanasia professionale. Quello che dimostra è che non c'è bisogno di economisti! Una cosa simile può dirsi forse per gli allenatori.
Voglio però precisare meglio: si tratta difatti una posizione "più coraggiosa" rispetto a quella di quanti sostengano la cieca fede nei numeri e nei modelli. Perchè dentro questa si nasconde anche chi i numeri e la statistica non li sa usare. E quindi bisogna fare dei distinguo: le rilevazioni statistiche sono strumenti importantissimi e vanno sicuramente studiate ed implementate, in questo senso trovo che il post di Alberto stimoli a riflessioni importanti: interessante il discorso sul "quando" si commette l'errore.. io ci pensavo per la battuta che in alcuni momenti dell'incontro non andrebbe mai sbagliata.. ma allora non si dovrebbe anche inserire nelle rilevazioni il "perchè" e il "come".. - ho sbagliato forzando il servizio ed è uscita di 2 cm oppure ho colpito la palla male ed è caduta a metà rete? Due situazioni quasi opposte che negli scout hanno lo stesso segno.
Insomma gli scout, secondo me sono una specie di cartina geografica. Per essere utili devono essere sintetici e perdono necessariamente informazioni (quale sarebbe l'utilità di una mappa stradale in scala 1:1 ???).
Accanto al dato ci deve sempre essere una valutazione soggettiva, critica e strategica che analizza aspetti che le statistiche non colgono o distorcono. E quindi paradossalmente più si introducono "i numeri" più dovrebbe aumentare, secondo me, la necessità e la capacità di lettura, di analisi, di indirizzo strategico e anche di interpretazione da parte dell'allenatore.
Ok quindi allo studio, all'implementazione ragionata e chiara nella sua realizzazione, e anche alla standardizzazione di alcune rilevazioni in modo da favorire quache grado di comparabilità, a patto che lo si faccia con l'idea che si tratta di uno "strumento" senza pretesa di oggettività ed esaustività. In questo senso non mi sento di demonizzare la personalizzione nella raccolta dati da parte dell'allenatore quando questa dev'essere usata come supporto alla propria squadra (altro discorso vale forse per le statistiche federali, ma credo, senza però alcuna certezza, che in quel caso le procedure e le linee guida siano omogenee) e quando lo si fa in maniera chiara e consapevole.

Daniele ha detto...

Mi sono fatto prendere la mano.
Parlo di sintesi e poi guarda che commento!!!
Prometto per la prossima volta un intervento più breve.. scusate..

Daco ha detto...

Complimenti a Alberto che ha spiegato partendo da un analisi pratica un discorso teorico. Il problema principale, a mio avviso, è quello di avere una lettura complessiva della partita che sia: chiara, semplice e che permetta con precisione di individuare le cause dello sviluppo in bene o in male di una partita. Ma non sempre dei dati numerici sono facilmente interpretabili senza uno studio della statistica in quanto disciplina e in quanto statistica applicata alla pallavolo. Sopratutto in quanto dopo la visualizzazione di varie efficienze, percentuali e altro bisogna anche capire e interpretare, cosa sicuramente più difficile di fare semplicemente uno scout. Come dice Alberto non viene pesato l’errore in base al punteggio, cosa da non sottovalutare, forse per questo sarebbe giusto applicare una una pesatura degli errori in base al punteggio… gli errori fino all’8° punto con una pesatura poi fino a 18 e poi magari dal 18 in poi, cosi si avrebbe una divisione del set in 3 parti, che garantirebbe una maggiore precisione nella valutazione finale del giocatore e della squadra. Ma forse si potrebbe andare anche più avanti, perché non pesare anche gli errori consecutivi di squadra? Sbagliare una battuta è un errore, sbagliare dopo che il compagno ha sbagliato è un doppio errore (di gravità in certe categorie quasi capitale) e sbagliare la 3° di seguito sarebbe ancora più grave… eppure la rilevazione queste cose non le legge. Magari per ora… ma come dice Alberto c’è anche un problema di ruoli, di quanto campo un giocatore occupa, occupare lo spazio di un fazzoletto non è lo stesso che prendersi metà campo, però in tutto questo rimane sempre la cosa più importante, che è la lettura finale, qui si rischia per vari motivi di prendere abbagli e lo scout diventa un arma a doppio taglio.
Anche l’aspetto comparativo tra i giocatori di diverse squadre rischia di risultare parecchio pericoloso! Cosa che invece dovrebbe essere possibile visto l’uso di metri di valutazione identici, ma per quei motivi che ha già illustrato Alberto la cosa diventa praticamente impossibile.

Unknown ha detto...

Salve a tutti, mi chiamo Massimiliano Cucciniello e sono un allenatore della provincia di Napoli.
Complimenti per il bellissimo blog ideato.
Se mi permettete vorrei esprimere la mia opinione riguardante la statistica.
Io ritengo che la rilevazione numerica debba essere supportata, da un'analisi video.
In questo modo l'errore del 23-23 sarà diverso da quello del 5-4.
Grazie e buona pallavolo.
Max

L@z ha detto...

Ciao Massimiliano e benvenuto. grazie per il contributo e per i complimenti. Se un giorno ti andasse di partecipare attivamente al blog con qualche tuo post, fatti sentire via mail, ok?
A presto
L@z

vighi ha detto...

ciao sono Maurizio, alleno una Under 16 di Oratorio perciò portate pazienza per il livello di cose che vado a dire. probabilmente poi essendo un vecchio articolo non noterete nemmeno il mio commento :)

Io utilizzo lo SCOUT o meglio vorrei utilizzarlo al meglio per questi motivi :

1) le ragazze che ho in panchina sono abbastanza spesso distratte da altro e mai pronte psicologicamente ad entrare quando serve. Così sono attente almeno alle loro pari ruolo.

2) vorrei che le mie ragazze imparassero a "valutare" non tanto l'errore della compagna ma il gesto. Che imparassero a vedere se una difesa arriva al palleggiatore o se si deve fare i km per poter alzare. Vedere se un attacco che sembra un missile ha senso con difesa avversaria schierata ecc.

3) vorrei capire che tipo di gioco stiamo facendo, quanto poco siamo precisi (parlo di poco in termini di metri non di cm :-) ) , dove dobbiamo lavorare di più in allenamento.

4) vorrei trarre spunti per verificare il lavoro settimanale. Inutile spendere tempo in attacchi a schema se poi sbagliamo il 75% delle ricezioni

5) vorrei imparare ad essere obiettivo. Spesso valuto male la prestazione di una ragazza e nemmeno so che ha messo a terra 10 palloni, sporchi ma a terra. Magari mi era rimasto in mente che lì poteva tirare un missile e non una scamorzina.

6) vorrei che loro imparassero a capire che mazzo si fanno le palleggiatrici e non trovare alibi di alzate poco precise. Si nota che giocavo palleggiatore ???? :D :D

Complimenti per il blog lo seguo con piacere

Maurizio